Vasto giro di finte badanti e permessi di soggiorno: nei guai un maliano di Mantova

MANTOVA Ha toccato anche Mantova l’operazione Ghost Job delle Guardia di Finanza di Siena che ha portato allo smantellamento di un vero e proprio hub dell’immigrazione clandestina. Un uomo di nazionalità maliana domiciliato a Mantova è infatti risultato essere uno dei collaboratori di un’organizzazione dedita al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il blitz è scattato nei giorni scorsi e ha visto un centinaio di militari della Guardia di Finanza impegnati in 14 perquisizioni oltre che nella nostra provincia e in quella di Siena, anche a L’Aquila, Firenze, Arezzo e Viterbo. In quest’ultima città è stato infine rintracciato l’indagato “mantovano”, che vi si era spostato nel tentativo di fare perdere le proprie tracce e continuare la sua collaborazione con il gruppo criminale. Complessivamente sono state arrestate tre persone e altre otto sono indagate a piede libero. Nel mirino delle Fiamme Gialle senesi è finito un gruppo criminale di portata internazionale, il quale, per il tramite di una società operante nel settore dell’assistenza alla persona, oltre a collocare illecitamente sul territorio numerose badanti, aveva messo in piedi un vero e proprio hub dedito al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il gruppo criminale era composto da sette persone, di cui cinque sodali e due collaboratori esterni. Le indagini erano partite già nel 2021 con un controllo in una società di Chianciano Terme che avrebbe fornito false documentazioni dalle assunzioni alle buste paga in cambio di compensi fino a 4mila euro. Dal Maggio 2021 ad oggi sono state individuate 347 assunzioni di badanti stranieri, uomini e donne, effettuate in questa modalità. Solo 58 fra loro, infatti, sono risultati realmente impiegati. A insospettire gli investigatori era stato l’ingente numero di dipendenti della società, ben 103 cittadini extracomunitari, sparsi su tutto il territorio nazionale e per i quali emetteva regolarmente buste paga, remunerandone in concreto solo 14. Diversi dipendenti fittizi sono risultati percettori di indennità di disoccupazione (in un caso) o di reddito di cittadinanza. Al promotore del sodalizio, un nordafricano, si sono affiancati, in sostanza, due stretti collaboratori, uno con funzioni amministrative ed uno con funzioni più operative, un procacciatore di badanti di nazionalità georgiana, con il compito di reperire le donne per conto dei sodali ed un faccendiere che si occupava del loro smistamento sul territorio. Sono stati individuati inoltre due cittadini africani, di cui uno del Mali che risiedeva a Mantova, che collocavano i servizi illeciti presso loro connazionali.