I fasti musicali di Charpentier e Lully risplendono in Santa Barbara con il Coro Ricercare Ensemble diretto da F.M. Sardelli

MANTOVA Tappa francese, per la XXXV edizione di Cori a Palazzo, lunedì sera nella Basilica di Santa Barbara, con un programma imperniato su due tra i più affascinanti esempi della fastosità musicale del Barocco francese. Con l’interpretazione dei Te Deum di Marc-Antoine Charpentier (1643-1704) e di Jean-Baptiste Lully (1632-1687) il Coro da Camera Ricercare Ensemble ha aggiunto una nuova perla alla collana di grandi opere proposte nell’ambito del ciclo “Le Meraviglie Cantate”. Un percorso costellato da prestigiosi successi che, per l’occasione, ha proposto l’abbinamento, ma anche il confronto diretto, tra le interpretazioni dei due grandi compositori del medesimo testo sacro, il Te Deum, che è un inno della chiesa cattolica legato alle liturgie di ringraziamento. Un’operazione di indubbio fascino e interesse che ha avuto in Federico Maria Sardelli una competente e appassionata guida, capace di mettere in luce la regale bellezza sonora, la magistrale costruzione e l’aspetto evocativo delle opere in programma. Direttore prestigioso e carismatico, qui chiamato a una nuova collaborazione con il Coro Ricercare, Sardelli ha imposto un taglio netto e dinamico alle esecuzioni, ben coadiuvato dal Coro Ricercare Ensamble, affidato come sempre alle cure del maestro Romano Adami, dai solisti e dall’Orchestra Barocca “Modo Antiquo”. Determinante, già in avvio di concerto, l’approccio incisivo e dinamico al preludio del Te Deum H 146, l’invenzione più popolare di Charpentier essendo la sigla dell’Eurovisione, che anticipa il successivo diffuso ricorso a ispirati brani strumentali in alternanza con lo sviluppo prettamente vocale della partitura. Netta anche la sottolineatura, suggerita dalla direzione di Federico Maria Sardelli, della solennità, a tratti marziale, e dello sfarzo sonoro del Te Deum LWV 55 di Lully, assicurando fluida continuità all’esecuzione e intensità espressiva agli interventi vocali. Anche la storia di quest’opera è particolarmente interessante. Per festeggiare la guarigione del sovrano Luigi XIV, durante l’esecuzione del suo Te Deum con tutti i 300 musicisti di corte, Lully, nel battere il tempo con la sua mazza personale, si ferì a un piede con la punta metallica dell’asta: ferita all’origine della fatale infezione che lo portò alla morte pochi mesi più tardi. Un tocco di colore, adatto alla spettacolarità dell’opera e della sua storia, la rievocazione dell’episodio da parte di Sardelli anche con l’utilizzo di un bastone analogo. Il programma della serata ha proposto, tra i due Te Deum, il mottetto Jesu Dulcis Memoria per due soprani, due violini e basso continuo, interessante composizione sull’andamento di ciaccona dello stesso Sardelli. Lunghi e meritatissimi applausi hanno salutato i solisti Rui Hoshina, ed Elena Bertuzzi, soprano; Jean François Lombard, contralto; Raffaele Giordani, tenore; Mauro Borgioni, basso, l’Orchestra Barocca “Modo Antiquo” e il Coro da Camera Ricercare Ensemble, protagonisti di una prova maiuscola e di grande impatto emotivo. Apprezzamento ribadito al termine del colorito fuori programma, pagina suggestiva tratta da Les Indes galantes di Jean-Philippe Rameau (1683-1764). (gmp)