Il Teatro Regio di Parma nel mondo

PARMA Presentato al pubblico lo scorso mercoledì 17 novembre 2021 al Ridotto del Teatro Regio di Parma in un incontro che ha visto la partecipazione del curatore Alberto Nodolini, della direttrice generale del Teatro Regio di Parma Anna Maria Meo, del sindaco di Parma Federico Pizzarotti e dell’Assessore alla Cultura del Comune di Parma Michele Guerra, Parma Regio Teatro del mondo ha visto la luce in un anno simbolico, il 2021, che segna il traguardo di due secoli dall’avvio del cantiere del nuovo Teatro Ducale voluto da Maria Luigia e costituisce l’ultimo frutto di un impegno editoriale che ha scandito le principali tappe che hanno consacrato il prestigio culturale e musicale della città di Parma. Alberto Nodolini ha infatti già curato il volume Parma my love, edito da Vos nel 2020, un ritratto corale frutto di un biennio di lavoro che raccoglie scatti e testi di fotografi e scrittori della città, volto a restituirne l’essenza e l’identità, dandole luce nel momento dell’investitura a Capitale Italiana della Cultura. “Non è stato facile raccontare questi spazi” confessa Alberto Nodolini nel corso dell’incontro di presentazione “la sfida è stata quella di trovare un modo diverso di fotografare e raccontare il Teatro, individuare una chiave interpretativa che andasse oltre un approccio storico-architettonico. Il Teatro è uno spazio illusorio, un confessionale in cui vive la memoria, ma non esiste il tempo. Abbiamo voluto evitare di tornare su un’analisi descrittiva e abbiamo scelto un approccio interpretativo che partisse dal particolare, da un concetto di dilatazione dello spazio, per non accontentarci di raccontare una cosa così com’è, ma partire da questa per immaginare qualcos’altro. E un teatro come questo, costruito dalla città per la città, è qualcosa che può essere raccontato tante altre volte in tanti altri modi”.

È questo il senso del prezioso volume che in quasi trecento immagini cattura l’anima di un luogo che preserva fortissimo il suo carattere identitario, nello sfarzo degli stucchi, nella preziosità dei velluti, nello sfavillio dei cristalli e delle luci, nelle delicate cromie delle pitture, ma anche nella complessità e nell’efficienza operosa dei laboratori di scenotecnica e di sartoria, nella sonorità vivace delle sale prove. Gli scatti di Graziano Fantuzzi, Luca Fregoso e Michelangelo Nodolini restituiscono gli spazi del Teatro da un punto di vista inedito, intimo, immortalando quei dettagli e quegli scorci che normalmente sfuggono anche al visitatore più curioso. “Le città d’arte come Parma, oltre al bello, hanno anche una storia importante: ogni angolo della nostra splendida città trasuda di vita vissuta e di vicende seppellite sotto la polvere dei secoli. Siamo noi che dobbiamo riportare in superficie il significato valoriale dei monumenti e degli edifici; siamo noi che dobbiamo rivendicare la capacità di vivere un’altra bellezza oltre a quella estetica: la bellezza storica” afferma il sindaco di Parma Federico Pizzarotti. “Il libro, ricco delle sue preziose immagini e di esperienze, ha esattamente questo obiettivo: riportare in vita, far rivivere, ridare significato […]. Ma i simboli sono involucri vuoti se non siamo noi a riempirli di valori dandone il giusto significato. Perciò ecco che con l’opera e le idee dell’uomo, attraverso questo libro, il Teatro Regio torna a raccontarci la sua storia e la sua vita, in un percorso godibile di riflessioni e di eccellenti immagini che consegnano a Parma e ai parmigiani il suo volto più profondo ed essenziale”.

“Alberto Nodolini non sa soltanto vedere quel che noi non riusciamo a vedere, ma sa montare, come si farebbe al cinema” dichiara Michele Guerra, Assessore alla Cultura e alle Politiche Giovanili del Comune di Parma. “E montare vuol dire conoscere le rime, le sintonie, i conflitti, vuol dire lavorare sulle continuità e sulle rotture, far dialogare le mani che hanno creato le sculture, le pitture, le architetture e gli oggetti di questo luogo al confine tra la tecnica e la magia. Montare vuol dire costruire la metamorfosi dello spazio e del tempo, restituirceli in una dimensione scomposta e assoluta, che fa sintesi a partire dall’incedere della storia e dalla consapevolezza dei mutamenti”. Il Teatro fotografato in questo libro “ci racconta una storia di persistenza, di sintonia, di modernizzazione e di capacità di adattamento ai tempi, una storia che abbiamo visto caratterizzare la resistenza di tante realtà culturali della nostra città e non solo in questi anni difficili che ci hanno visto Capitale Italiana della Cultura. Resistere nel pieno della bufera, mantenere un rapporto con la propria comunità, cercare di comprendere, quasi in diretta, la trasformazione è ciò che oggi inevitabilmente si intravede nelle profondità di queste immagini, che ci vengono incontro da lontano recando le passioni e le angosce dei tempi che hanno attraversato, ma con esse la certezza che è dall’arte e dalla cultura che proviene il respiro nuovo, disteso e non divisivo, di cui abbiamo così tanto bisogno”.
 “Il racconto di un teatro, in special modo un teatro che, come il Regio, si avvia a festeggiare i due secoli di vita, non può esaurirsi nella pur importante ricostruzione delle vicende architettoniche che ne hanno segnato la storia. Occorre anche saper raccontare lo spirito che ne ha accompagnato l’evoluzione, dai tempi di Maria Luigia, prima e, forse, inarrivabile ispiratrice della nuova “impresa”, fino ai giorni nostri”. afferma Anna Maria Meo, direttore generale del Teatro Regio di Parma. “Il Teatro Regio si è sempre caratterizzato per questa modernità, intesa come capacità di accogliere ed adottare sin dai primi anni le principali innovazioni tecnologiche, a partire dall’illuminazione della magnifica sala. Un luogo percepito come culla della tradizione è in realtà tutt’ora una fabbrica in costante evoluzione […] Ma, come ogni narrazione, anche il racconto di un Teatro non può ridursi alla descrizione di uno spazio fisico – l’edificio teatrale – ma dev’essere animata da chi lo vive, chi ci lavora e vi si dedica con abnegazione tutti i giorni. Il Teatro è fatto di persone che lo abitano, di lavoratori, artigiani, artisti, amministrativi, organizzatori, tecnici, che mettono a disposizione le proprie competenze con quella determinazione finalizzata al raggiungimento di grandi obiettivi artistici. Pronti a ad arricchire le proprie competenze, ad aggiornarle, adeguandole alle nuove modalità produttive e ai linguaggi che si evolvono”. Un Teatro proteso verso “un importante sforzo per generare una ricaduta sociale, non limitandosi a svolgere il ruolo, per quanto prestigioso, di tempio della lirica, covo di appassionati, ma di essere soggetto promotore di sviluppo ed emancipazione culturale per la città intera, con particolare attenzione a quelle categorie e quei pubblici fino a ieri esclusi dalla maggior parte dei consumi culturali”.
Parma Regio Teatro del Mondo  è stato realizzato con il patrocinio di Accademia Nazionale di Belle Arti di Parma, Museo Glauco Lombardi, Sacro Angelico Imperiale Ordine Costantiniano di San Giorgio. Traduzioni in inglese a cura di Lois Clegg.
Elide Bergamaschi