Segni: dai colori ai laboratori sulle ombre, passando per l’acqua e le connessioni umane

MANTOVA erzo giorno di Segni: quale modo migliore per cominciare se non con una “nota di colore”? Perdonerete il tutt’altro che simpatico, e forse un po’ scontato, gioco di parole, scelto per presentare “Yellow”, lo spettacolo che alle 10 aprirà le danze allo Spazio Studio Sant’Orsola: un autentico viaggio cromatico in un mondo in cui tutto è giallo; cosa potrebbe succedere, quindi, se ad un certo punto si palesasse un altro colore, ad esempio il blu? Giustamente, nell’anno in cui l’animale simbolo è il camaleonte disegnato da Arturo Brachetti, era impensabile non avere uno spettacolo dedicato ai colori e alle loro trasformazioni, come quello che vedrà protagonista Anastasiia Liubchenko. Alle 15.30, per giovani dai 14 ai 18 anni, arriva “Teen Lab Ok Boomer” in quel dello Spazio Gradaro, dei francesi Compagnie 22. Cosa significa essere “uno” in un mondo che ci spinge ad essere come tutti gli altri? Il pianeta sarà ancora lo stesso di oggi tra cinquant’anni? Riusciamo a sognare nel mondo attuale? Ecco, queste sono solo alcune delle provocatorie, ma tutt’altro che banali, domande che la compagnia transalpina sta portando in giro per l’Europa, confrontandosi con gli adolescenti in questo laboratorio, destinato a diventare uno spettacolo. Giustamente, il festival Segni non poteva non partecipare ad un’iniziativa del genere. Apriamo e chiudiamo anche una parentesi dedicata ai partecipanti “over” della kermesse, in questo caso insegnanti delle scuole primarie e dell’infanzia, per i quali, allo Spazio Gradaro alle 16.30, prenderà il via il laboratorio “Giochi d’ombre”, dove sarà possibile acquisire strumenti, percorsi e tecniche per imparare a utilizzare l’ombra come strumento ludico e didattico in grado di accompagnare e stimolare la crescita del bambino prima e dello scolaro poi. Infine, alle 17.30 allo Spazio Sant’Orsola (diversamente dalla Sala Oberdan come invece indicato sul programma cartaceo), per il pubblico più baby, quello fino ai 3 anni, consigliamo la visione dello spettacolo francese “Boucle d’O”, una performance in cui, attraverso il simbolo dell’acqua e del cerchio, Florian Allaire e Florence Goguel raccontano il ciclo della vita, la costruzione dell’identità che passa attraverso il proprio riflesso e il rapporto con l’altro. Una sorta di piccolo poema a cavallo tra la performance sonora e quella visual, dove forme e movimenti risuonano in giochi d’acqua e ritmi composti per sottolineare in maniera perpetua il legame con la natura, trovando un linguaggio universale capace di creare connessioni umane (ben più potenti di quelle wireless).
Federico Bonati