MANTOVA Programma non convenzionale, ma particolarmente attraente, quello del concerto di lunedì sera al Teatro Sociale che ha messo in connessione musiche di Janáček, Kabalewskij e Prokof’ev, tre autori rappresentativi della creatività musicale dell’area orientale che va dalla Repubblica Ceca alla Russia. A contribuire al notevole successo del nuovo appuntamento con la stagione concertistica Tempo d’Orchestra, c’è stato sicuramente il piacere di un approccio a lavori di assoluto valore, poco presenti nelle programmazioni classiche, ma anche l’impronta personale del talento di Steven Isserlis che si è confermato eccellente solista e artista dotato di profonda sensibilità musicale, per l’occasione in scena con l’orchestra Janáček Philharmonic Ostrava. Grazie a qualità tecniche solidissime e passionale espressività, il celebre violoncellista inglese ha offerto una magistrale interpretazione del Concerto per violoncello e orchestra n.2 in do minore, op.77 di Dmitri Kabalevskij (1904-1987) mettendo in evidenza la spettacolarità dei contrasti che alimentano la composizione. Dai tratti essenziali alle oasi liriche, dagli strappi improvvisativi delle cadenze al dialogo intenso con l’orchestra, l’azione di Isserlis ha costantemente mantenuto in giusta tensione lo sviluppo del concerto imprimendo il suo naturale vigore alle estreme esigenze timbriche e virtuosistiche imposte al violoncello dalla scrittura di Kabalevskij. Ai prolungati, entusiastici applausi del pubblico Isserlis ha risposto con un ulteriore breve omaggio a Kabalevskij. Guidata dall’attenta e incisiva direzione di Dmitri Jurowski, la Janáček Philharmonic Ostrava ha mostrato un’apprezzata capacità di dialogo e interazione dinamica con il solista. Notevole il potenziale sonoro che l’ampia formazione sinfonica ha espresso compiutamente soprattutto nell’esecuzione delle altre due opere in programma. Apertura di serata con una pagina dai forti impulsi emotivi del ceco Leoš Janáček (1854-1928), l’Ouverture da “Z mrtvého domu”, e conclusione con la vistosa teatralità della Sinfonia n. 5 in si bemolle maggiore, op.100 di Sergej Prokof’ev (1891-1953). Coinvolgente espressione dell’ideale celebrativo di un “uomo libero e felice”, come indicato dallo stesso autore russo, la Quinta innesta nella canonica struttura sinfonica, pur con l’ordine invertito dei quattro movimenti, una visone moderna del contrasto tra eroismo, forza d’animo, evocazione della tragedia bellica e gioia salvifica della vittoria. Di pregevole livello l’interpretazione offertane dall’orchestra Janáček Philharmonic Ostrava, duttile, accurata nei dettagli e condotta con giusta energia da Dmitri Jurowski, a cui il pubblico del Teatro Sociale ha riservato i prolungati, meritatissimi applausi finali. (gmp)