Teo Teocoli: 80 anni, qualche acciacco e la verve di sempre

MANTOVA Quando la classe non è acqua se ne infischia della carta d’identità. Vale per Teo Teocoli, protagonista ieri sera al Teatro Sociale di un “one man show” che ha attirato una platea di circa 600 persone. Il buon Teo va per gli 80 anni (li compirà l’anno prossimo) e, sia pur debilitato da un enfisema che ne indebolisce la voce, conserva intatte la presenza scenica, il sarcasmo e la mimica che lo hanno reso negli anni un formidabile caratterista. Purtroppo, però, ad assistere a questo “Tutto Teo” ci si fa prendere anche dalla nostalgia. Un po’ perchè comici di siffatto talento oggi se ne vedono pochi (ad esser buoni); e un po’ perchè, spiace dirlo, anche lo stesso Teocoli qualche colpo l’ha perso rispetto agli anni migliori. Del resto, come dicevamo, il tempo passa per tutti. E così il “nostro” inciampa spesso in vuoti di memoria o in monologhi zoppicanti allungati a dismisura, che appesantiscono lo spettacolo. Fortunatamente gli viene in aiuto il mestiere: uno scambio di battute con l’ottima band di 5 elementi che lo supporta, e la risata è comunque garantita. Forse ci vorrebbe una spalla, come lo furono magnificamente prima la Gialappa’s Band e poi Fabio Fazio (ma anche Massimo Boldi), per valorizzare certi sketch che in forma di monologo non rendono al meglio. L’esigenza si è avvertita soprattutto nella parte finale dello spettacolo, con Teocoli in versione Felice Caccamo alle prese con un racconto surreale e un po’ pasticciato. Lo show, durato oltre due ore, era partito con la storia dell’artista narrata da lui stesso: l’infanzia a Reggio Calabria, il trasferimento a Milano, l’abbandono della scuola, l’ingresso nel mondo della musica che l’ha portato a conoscere in modo casuale perfino Lucio Battisti. Sui successi di quest’ultimo Teocoli costruisce uno strampalato medley che genera le prime fragorose risate del pubblico mantovano. Teo ripercorre l’epoca del beat, quando suonava nei Quelli (poi divenuta Premiata Forneria Marconi). Non possono mancare gli aneddoti su Adriano Celentano, che imita da quando aveva 15 anni: <In realtà – dice – io lo sostituisco, perchè lui non esce mai. Io avrò fatto 6000 spettacoli nella mia carriera, lui 6>. Si percepisce affetto ma anche un pizzico di rancore (mai peraltro nascosto dallo stesso Teocoli) per un rapporto fraterno sì, ma non sempre idilliaco fra i due. Il mini-show con Teo in versione Adriano è arricchito dall’interpretazione di brani immortali come “Ciao Ragazzi”, “L’emozione non ha voce” e “Una carezza in un pugno” (che coinvolge il pubblico). Grandi consensi riserva poi la parte dedicata a Ray Charles, probabilmente la migliore dello spettacolo: qui Teocoli è semplicemente irresistibile, ben supportato dalla band in un medley di successi del leggendario interprete americano. Sembrano invece usciti dal repertorio, forse perchè nel frattempo scomparsi, alcuni personaggi che il comico rendeva in maniera sublime: è il caso di Cesare Maldini e di Maurizio Costanzo. Ma anche di Adriano Galliani, almeno lui in vita. Poco male. Lo spettacolo si chiude con una trascinante sequenza di classici napoletani e un’emozionante versione di “Quando” di Pino Daniele. Caccamo toglie la parrucca, ritorna Teo e se ne va dietro le quinte tra gli applausi del pubblico.

Gabriele Ghisi