Strade al veleno nel Basso Mantovano, si presentano almeno 50 parti civili

Il giudice fissa una nuova udienza per la conta: ci sono anche Emilia, Veneto, associazioni ed Hera

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BASSO MANTOVANO Almeno cinquanta parti civili al procedimento penale che vede imputati tra imprenditori, accusati di aver usato asfalti contenenti sostanze tossiche spacciati invece per asfalti “green”.
Ieri in tribunale a Venezia si sarebbe dovuta tenere la prima udienza del procedimento, nel corso della quale il giudice avrebbe dovuto decidere se rinviare a giudizio o meno i tre imprenditori. In realtà il giudice ha dovuto rinviare tutto, dal momento che si sarebbe verificato un problema tecnico con la consegna dell’avviso di fissazione dell’udienza proprio a uno dei tre indagati.
In ogni caso ieri mattina in tribunale a Venezia si sono presentati una trentina di avvocati, rappresentanti dei tre imputati e delle varie parti civili. Stante la situazione, il giudice ha stilato un primo, sommario elenco delle parti civili intenzionate a prendere parte al procedimento. Per il prossimo 8 maggio ha invece fissato una nuova udienza nel corso della quale verrà effettivamente realizzato un computo definitivo delle parti civili. Per l’inizio di giugno invece è stata fissata l’udienza prelminare: in quell’occasione, a tutti gli effetti, il tribunale dovrebbe decidere per il rinvio a giudizio o il non luogo a procedere nei confronti dei tre indagati, nei confronti dei quali pende appunto la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla procura di Venezia.
Alle parti civili che avevano già annunciato la propria costituzione, si sono aggiunte le Regioni Emilia Romagna e Veneto, la Provincia di Rovigo, oltre a quattro privati tra cui Hera e tre associazioni: Wwf, Legambiente e associazione Chico Mendes.
Per la sponda mantovana, in rappresentanza dei Comuni di Magnacavallo, Ostiglia, Poggio Rusco, San Benedetto Po, San Giovanni del Dosso e Sermide, era presente l’avvocato  Paolo Colombo. Per quanto riguarda i Comuni mantovani, in ogni caso, pare assodato che le tre aziende coinvolte abbiano effettivamente lavorato nel territorio della Bassa. Ma rimane ancora da stabilire se siano stati usati gli asfalti spacciati per “green” o meno.