SANREMO – Ancora poche ore e si saprà il trionfatore della 70° Festival di Sanremo. Anche questa sera sarà un “maratona” che terminerà a notte inoltrata. Questo l’ordine di uscita dei 23 Big questa sera: Michele Zarrillo, Elodie, Enrico Nigiotti, Irene Grandi, Alberto Urso, Diodato, Marco Masini, Piero Pelù, Levante, Achille Lauro, Pinguini tattici nucleari, Junior Cally, Tosca, Le Vibrazioni, Raphael Gualazzi, Francesco Gabbani, Rita Pavone, Anastasio, Ricky, Giordana Angi, Paolo Jannacci, Elettra Lamborghini e Rancore. Non saranno in gara Bugo e Morgan, squalificati dopo l’abbandono del primo che si opponeva alla volontà dell’ex Bluevertigo di cambiare il testo. «Da regolamento ci sono due motivi per cui la canzone è esclusa -. ha evidenziato il vicedirettore di Raiuno Claudio Fasulo -. Uno per la modifica del testo, l’altra è il ritiro di Bugo che è uscito senza rientrare». Di seguito le nostre pagelle dei cantanti protagonisti della 70esima edizione del Sanremo dei record, quello che Amadeus ha definito «Un Festival famigliare».
Achille Lauro (“Me ne frego”) – Il titolo aveva fatto subito sobbalzare gli antifascisti, quando in realtà narra di uomo alla mercé dell’innamorata. Prima in gabbana ricamata da Mago Otelma e poi in sottoveste con brillantini; quindi alieno come Ziggy Stardust. Roba che non si vedeva dai tempi di Renato Zero. Voto: 6,5.
Anastasio (“Rosso di rabbia”) – Monologo sulla rabbia dove le rime funzionano a meraviglia. Incisivo insieme alla PFM nella reinterpretazione di “Spalle al muro” di Renato Zero. Voto: 7.
Giordana Angi (“Come mia madre”) – Evidente la sua attitudine cantautoriale. Una delle dediche più intense (per la mamma), che si completa grazie alla convincente interpretazione. Voto: 6,5.
Bugo e Morgan (“Sincero”) – La coppia che non t’aspetti e che alla fine non ha funzionato. Intesa mai sbocciata in quattro sere, finita a pesci in faccia tra i due con conseguente squalifica. Voto: SV.
Junior Cally (“No grazie”) – Getta la maschera, in tutti i sensi. Sparare contro tutto e tutti è un giochino che non sempre paga. Voto: 3.
Diodato (“Fai rumore”) –Ballad sull’incomunicabilità, vocalmente notevole. Ma adesso dovrebbe alzare l’asticella. Voto: 6,5.
Elodie (“Andromeda”) – La fragilità e la voglia di riscatto sono al centro della canzone più contemporanea tra quelle in gara. Voto: 6,5.
Francesco Gabbani (“Viceversa”) – Lascia da parte la gigioneria che gli consentì, tre anni fa, di portarsi a casa la vittoria. Rimane il fischiettio del ritornello. Premiato dalla classifica, non convince fino in fondo. Voto: 6.
Irene Grandi (“Finalmente io”) – Inno alla libertà e al canto come strumento per scacciare i cattivi pensieri. La mano di Vasco Rossi e Gaetano Curreri si sente forte. Voto: 6,5.
Raphael Gualazzi (“Carioca”) – È l’abilità di un musicista a tutto tondo a tenere in piedi un brano di cui il testo resta un po’ sottotraccia. Strepitoso il duetto con Simona Molinari in “E se domani”. Voto: 6,5.
Paolo Jannacci (“Voglio parlarti adesso”) – Un cognome come garanzia. Ma Paolo Jannacci non è soltanto un figlio d’arte, ma un compositore e polistrumentista di spessore. Poteva osare di più. Voto: 7-.
Elettra Lamborghini (“Musica – E il resto scompare”) – Può fare di tutto. Non la cantante: 5.
Levante (“Tiki bom bom”) – Prima volta all’Ariston per l’ex giudice di X-Factor. Canzone che si ascolta e scivola via senza lasciare traccia. Voto: 5.
Le Vibrazioni (“Dov’è”) – La band pop-rock milanese non si scosta dal proprio alveo. Brano in linea con il repertorio di fabbrica che troverà spazio nelle radio. Bravi per il forte gesto di inclusività con il ragazzo che traduce nella lingua dei segni. Voto: 7+.
Marco Masini (“Il confronto”) – A trent’anni da “Disperato”, ecco una nuova autoanalisi negli anni della maturità. Voto: 7.
Enrico Nigiotti (“Baciami adesso”) – L’anno scorso la sua dedica a Nonno Hollywood fu particolarmente apprezzata. Stavolta paga la debolezza del testo e dell’arrangiamento. Voto: 5,5.
Rita Pavone (“Niente – Resilienza 74”) – Voce, grinta e verve. L’eterna Gian Burrasca non conosce limiti. La vera rockstar del Festival Voto: 7.
Piero Pelù (“Gigante”) – Un Pelù quasi inedito, piacevolmente scombussolato dalla nascita del nipote al quale ha dedicato un testo che nulla c’azzecca con la sua storia musicale. Domina il palco. Voto: 6,5.
Pinguini Tattici Nucleari (“Ringo Starr”) – Nel mondo di Paul (McCartney) e John (Lennon), c’è chi preferisce stare “dietro” come Ringo Starr. Il brano più allegro, ma anche il più sconclusionato. Sono piaciuti agli under 30. Voto: 5,5.
Rancore (“Eden”) – Altro rapper (ma quanti ce ne sono?) che propone, a modo suo, il racconto biblico della creazione e del disfacimento dell’uomo. Voto: 6+.
Riki (“Lo sappiamo entrambi”) – Piacerà (ma forse nemmeno) ai giovanissimi. Canzone non all’altezza delle altre in gara. Voto: 4,5.
Tosca (“Ho amato tutto”) – Voce e interpretazione struggente per il ricordo di un amore che finisce. L’unica che riesce ad emozionare, perché si vede che quando canta mette così tanta passione da togliere il fiato. Da antologia il duetto con Silvia Perez Cruz che l’ha vista primeggiare nella serata dei duetti con “Piazza Grande”, uno dei capolavori indiscussi dell’indimenticato Lucio Dalla. Voto: 8.
Alberto Urso (“Il sole ad est”) – Da “Amici”, dove ha vinto l’ultima edizione, all’Ariston. Fa sempre la sua figura, ma comincia ad essere troppo ripetitivo. Peccato davvero, perché lui, vocalmente, è notevole. Voto: 6.
Michele Zarrillo (“Nell’estasi o nel fango”) – Esalta le sue doti vocali, confezionando una buona esibizione. Con “Deborah”, cantata insieme a Fausto Leali, riporta il rhythm and blues all’Ariston. Voto: 6,5.
Matteo Vincenzi