Calcio dilettanti – La zona rossa chiude gli allenamenti dei settori giovanili

Gianluca Manini
Gianluca Manini

MANTOVA Con l’entrata in zona rossa, si chiudono anche obbligatoriamente i centri sportivi in tutti i comuni mantovani. Fermi dunque tutti i settori giovanili che, pur in arancione rafforzato, avevano continuato sino alla fine a svolgere attività con distanziamento. Se ne riparla, almeno secondo quanto ci dicono i dati poco incoraggianti della pandemia, almeno per dopo il periodo Pasquale, e comunque almeno per un paio di settimane a partire da lunedì. Aspetta buone nuove il Castiglione che, fino a quando non arriverà la dichiarazione di interesse nazionale per il campionato di Eccellenza, dovrà arrangiarsi con sedute singole casalinghe. Si spera che questa situazione, per gli aloisiani, possa durare solamente qualche giorno, in attesa della definizione del programma di ripresa. Ma ancora non ci sono segnali da parte della Lega Nazionale Dilettanti, che potrebbe avere il via libera di Figc (format da ratificare) e Coni (dichiarazione vera e propria) la prossima settimana, forse addirittura domani o martedì.
Intanto, sarà domani la giornata in cui verranno presentati i format dei campionati lombardi di Eccellenza, dopo il rinvio dell’assemblea online del Crl con le aderenti, prevista inizialmente per venerdì: il presidente  Carlo Tavecchio e i suoi collaboratori hanno potuto definire con certezza nelle scorse ore che le squadre saranno comunque 33 (da dividere presumibilmente in tre gruppi da 11: la prima promossa, più un play off tra seconde e terze. Tutto di sola andata). Interrogativi comunque permangono per quanto riguarda i protocolli: se è scontato che, di fatto, si ripartirà con quelli già in vigore per la serie D, la domanda è sempre la solita, chi paga? Non le società di categoria, ci si augura: ferma la richiesta del Crl di avere quantomeno somme di denaro da destinare ai tamponi rapidi, per permettere la disputa regolare delle partite. Una cifra che si aggirerebbe attorno ai 2 milioni di euro. Potrebbe venire in soccorso la Regione Lombardia, con la quale i rapporti sono ottimi e ben allacciati sin dall’insediamento della presidenza Tavecchio. Alcune regioni potrebbero non ripartire (e si dovrà valutare come occupare i posti disponibili). Buone adesioni ci sono state in Piemonte (14/15 società), Veneto (16), mentre in Emilia solo 10 (ovvero un quarto del totale) vorrebbero ripartire. La situazione, insomma, è ancora tutta da definire.