Calcio – Serie A a rischio stop, rebus per le categorie inferiori

MANTOVA I provvedimenti governativi sulla cosiddetta “fase 2” hanno creato più di un malumore. Tra i settori che si sono sentiti più penalizzati, il calcio occupa un ruolo primario. Gli allenamenti di squadra, che sembrava dovessero ripartire il 4 maggio, sono stati posticipati al 18. La ripresa della Serie A è slittata a data da destinarsi, ammesso che davvero si torni a giocare. Il rapporto tra Governo e mondo del pallone si è deteriorato, prevalgono sospetti e ambiguità che non fanno presagire il lieto fine. C’è chi non trattiene il proprio disappunto (la Lazio, l’Assocalciatori) e chi se ne sta in silenzio (gli altri grandi club), mentre il ministro dello Sport  Vincenzo Spadafora non aiuta a diradare le nubi e si toglie sassolini, accusando qualche presidente di mentire per mettere pressione al Governo affinchè dia il via libera alla ripartenza. Insomma, non il clima migliore per costruire su solide fondamenta il calcio che verrà.
Il rischio che nemmeno la Serie A riesca a concludere il proprio torneo è fondato. Ieri la Francia ha decretato lo stop della Ligue 1 (e della Ligue 2), uno dei 5 maggiori campionati d’Europa, dando a tutti appuntamento a settembre con la nuova stagione. Qualcuno sostiene che l’Italia possa seguire a breve i cugini d’oltralpe. Anche perchè l’Uefa, come si ricorderà, ha fissato al 2 agosto la chiusura della stagione 2019-20. Al momento, col clima velenoso e litigarello che impera dalle nostre parti, non sembrano esserci i presupposti per rispettare quella scadenza.
In caso di stop anticipato, si porrebbe il problema dei verdetti. In Francia hanno preso tempo, mentre in Italia avanza l’ipotesi di non assegnare lo scudetto, stabilendo semplicemente le squadre da mandare in Europa sulla base della classifica al momento dello stop (come da direttiva Uefa). Il problema sono le retrocessioni. Due le strade. La prima è bloccarle, dalla Serie A in giù, salvaguardando però le promozioni dalle categorie minori. Con 2 promozioni dalla B, la A verrebbe portata a 22 squadre; idem la B, grazie alle 4 promozioni dalla C; la quale C, con le 9 promozioni dalla D, toccherebbe quota 65.
La seconda strada, che spaventa chi come il Mantova ha tutte le carte in regola per il salto di categoria, è l’annullamento della stagione. Un’eventualità che finora non è stata presa in considerazione, proprio nella convinzione che la Serie A sarebbe ripartita. Ma se la A dovesse chiudere in anticipo e non si trovasse la quadra su verdetti e nuovi format dei campionati, l’unica via sarebbe quella di ripartire (quando si potrà) con gli stessi organici dell’abortita stagione 2019-20.
Per rassicurare i tifosi del Mantova, va specificato che un eventuale annullamento della stagione non costringerebbe per forza i biancorossi al quarto campionato consecutivo di Serie D. Un lasciapassare per la C potrebbe venire dai posti disponibili in caso di mancate iscrizioni. In ogni caso in viale Te, pur rimanendo ottimisti, ancora non cantano vittoria. Una prudenza più che giustificabile, visti i chiari di luna nel Palazzo e i numerosi interessi in ballo tra le componenti.