Calcio Serie C – Battisti a 360 gradi: “Mantova, la salvezza prima di tutto”

Battisti con Padella
Battisti con Padella

MANTOVA Il mercato, gli obiettivi, la sconfitta di Sesto, il derbino di domenica con la Virtus. C’è di tutto nella chiacchierata con la stampa, concessa ieri dal direttore sportivo del Mantova Alessandro Battisti. A lui la parola, senza perdersi in preamboli.
Direttore, partiamo dal ko con la Pro Sesto…
«C’è grande rammarico da parte nostra. Anche se non abbiamo creato grosse opportunità, potevamo tornare a casa con un risultato positivo».
Si aspettava una prestazione diversa?
«Era una partita che temevo, perchè la Pro Sesto vanta uno dei migliori attacchi del girone. Invece siamo stati bravi a contenerli nelle ripartenze, e questo aumenta i rimpianti».
Cinque novità nella formazione titolare rispetto al match col Lecco, più il cambio di modulo: troppo?
«Non è questo il punto. Questi cinque giocatori hanno fatto tutti bene. Quanto al nuovo modulo, penso abbia portato dei frutti consentendo di limitare la Pro Sesto nelle ripartenze. Non abbiamo la controprova che, confermando l’11 e il modulo di Lecco, saremmo riusciti a vincere. Poi, si sa, nel calcio tutto è opinabile».
Resta la disparità di risultati tra casa e trasferta: come se lo spiega?
«Sono numeri. E i numeri indicano sempre qualcosa di oggettivo. È un dato di fatto frutto di tante componenti, legate alle qualità degli avversari; alle condizioni dei campi di Trento e Sesto, meno congeniali alle nostre caratteristiche; ai nostri limiti su cui dobbiamo lavorare».
Il match di domenica con la Virtus si è fatto più delicato del previsto: preoccupato?
«La gara di domenica ha una valenza importante, ma non inferiore a quella di altre partite. La vera incognita è un’altra».
Ovvero?
«Che siamo nel girone più difficile e livellato della Serie C. Lo dicono i numeri: qui la prima in classifica ha 45 punti. La Reggiana nel girone B ne ha 58, il Catanzaro nel C 67. Significa che nel girone A c’è un equilibrio esasperato. Quindi mi chiedo: quanti punti serviranno per salvarsi? È una domanda a cui non so rispondere. Per questo non esiste un match più importante dell’altro: tutti, anche quelli sulla carta più scontati, possono riservare sorprese».
Che Mantova esce dal mercato di gennaio?
«Una squadra che dispone di maggiori alternative. Questo consente all’allenatore di valutare più soluzioni; aumentare la qualità degli allenamenti; generare una sana competizione che può portare solo giovamento».
Cambiano anche gli obiettivi? Si può parlare di play off?
«L’equilibrio di cui parlavo prima mi consiglia di rimanere coi piedi per terra. Pensiamo a tenercene cinque dietro, chè già questo non sarà semplice».
Siete in sovrannumero: chi esce dalla lista?
«Ecco, questa è una situazione spiacevole, in primis per i ragazzi che non troveranno spazio e che invece lo avrebbero meritato in altre squadre. Fuori lista al momento sono in tre: Pinton, che merita comunque un ringraziamento per l’abnegazione con cui ha sostituito Pedrini nonostante l’infortunio alla mano (che ancora lo costringe ai box, ndr); Ejjaki e Rodriguez. Però…».
Dica…
«Ci siamo tenuti uno slot libero, per cui ci sarebbe la possibilità di reintegrare uno di questi tre. O anche due, nel caso facessimo uscire qualcuno».
C’è un acquisto di cui va più orgoglioso?
«Non faccio nomi. Dico solo che cercavamo elementi di comprovate qualità non solo tecniche, ma anche umane e caratteriali. E tutti i 6 nuovi acquisti (Bocalon, Padella, Fazzi, D’Orazio, Chiesa e Pedone) possiedono queste caratteristiche».
C’è qualche altra operazione che le sarebbe piaciuto concretizzare?
«No».
L’unico ruolo dove non siete ricorsi all’esperienza è il portiere…
«È una scelta. E comunque ci tengo a dire che, secondo me, la selezione dei giocatori andrebbe fatta non in base all’età, bensì alla qualità. Invece, purtroppo, in questo nostro calcio i ds si trovano ad allestire organici in base alla carta d’identità. Questo è il vero peccato originale del sistema».
In conclusione, cosa chiede e cosa si aspetta dalla squadra per queste ultime 13 partite?
«Una sola componente, che per me è fondamentale e sta alla base di tutto: il sacrificio. Se c’è quello, penso che si possa davvero riaccendere l’entusiasmo della piazza».
È un traguardo raggiungibile?
«La proprietà mi e ci ha messo nelle condizioni di raggiungerlo. Ora tocca a noi».
Però continua a parlare di salvezza…
«Quello è il primo obiettivo. Il fatto è che non so qual è la quota… Come faccio ad andare oltre?».