Calcio Serie D – Morgia: “Mantova, mai più come a Como”

Massimo Morgia
Massimo Morgia

Mantova «Prima di tutto una cosa, che ho detto anche ai ragazzi: della partita di Como non voglio parlare».  Massimo Morgia comincia così il tradizionale incontro del martedì con la stampa. Ma si capisce subito che il seguito non rispetterà la premessa. Tutto il monologo del tecnico biancorosso, infatti, verterà su quel che s’è visto (o meglio: non s’è visto) al Sinigaglia. «Non voglio parlare di quella partita per un motivo: non l’abbiamo giocata. Per un insieme di circostanze, legate forse alla tensione e all’importanza del match, non siamo stati noi. Non abbiamo giocato come siamo abituati e come abbiamo fatto fin qui. Non è una questione di mancato impegno: anzi, i miei giocatori hanno dato il massimo e su questo aspetto non ho assolutamente nulla da rimproverare. E non voglio nemmeno attaccarmi al campo pesante, visto che per tutta settimana ci alleniamo su terreni simili. A Como abbiamo offerto alla gente un calcio che non ci appartiene».
La gente, appunto. A Como sono sbarcati mille tifosi ed è per loro che Morgia esprime il rammarico più grande. «Ho sempre pensato – spiega il mister – che il calcio appartenga alla gente. E quando vedo che per una “semplice” partita di Serie D ti vengono a seguirti in mille (molti dei quali non solo perchè vinci, ma per la qualità del gioco che esprimi), credo sia un dovere gratificarli con una prestazione all’altezza. Ecco, io a Como sono uscito dal campo mortificato per i tanti tifosi che sono rimasti delusi. Sono il primo a prendermi la responsabilità: non sono riuscito a trasmettere quel che volevo. Anzichè lupi, questa volta siamo stati agnellini».
Ma qual è stato il peccato originale del Mantova? Questa la versione di Morgia: «Il Como lo scorso anno ha fatto 81 punti e di quella squadra sono rimasti in 13. In più sono stati aggiunti altri elementi fortissimi come  Tonti, Raggio Garibaldi, Dell’Agnello, Borghese; ed è stata mantenuta l’ossatura societaria, sempre in mano a  Corda. Significa che hanno un anno e mezzo di lavoro alle spalle, nel corso del quale si sono strutturati e rafforzati a tutti i livelli. Noi, che invece siamo insieme da soli 6 mesi, abbiamo preteso di impostare la partita sui loro ritmi e sul loro modo di giocare. Ci siamo snaturati. Non l’avevamo preparata così». E non è nemmeno una questione di modulo o dell’impiego di un difensore in più nell’undici iniziale: «Nel corso della stagione – argomenta mister Morgia – abbiamo sempre cambiato assetti e giocatori, per i motivi più diversi, senza che questo influisse sul nostro modo di stare in campo e interpretare le partite». L’unica immagine da salvare, sempre secondo il tecnico capitolino, è « Borghetto che nel finale dribbla due avversari sulla trequarti, per la voglia di buttare la palla il più avanti possibile e pareggiare».
Ed ora cosa può accadere? «Innanzitutto – conclude Morgia – bisogna cancellare la partita di Como. Per me è come se non l’avessimo giocata, non esiste. Solo una cosa dobbiamo fare: esprimerci come sappiamo e come abbiamo sempre fatto prima di domenica. Io questo campionato lo voglio vincere con i valori in cui credo: bellezza del gioco, correttezza e onestà».