MANTOVA La denuncia di un’emorragia che sembra non dare tregua all’imprenditoria arriva ormai da anni grazie alle rendicontazioni delle associazioni di categoria e dei bollettini sindacali, ma questa volta il report si ufficializza con i dati Infocamere che mettono assieme tutte le province del paese. E proprio alla luce di questo report si evince il dato drammatico che pone il mantovano al quarto posto della lista nera della crisi. Negli ultimi dieci anni, dal 2013 al 2023 – ultimo anno di riferimento, e dunque dati aggiornatissimi – la provincia di Mantova ha perso il 14% del proprio patrimonio di imprese, collocandosi dietro solamente a Biella (-15,9%), Ancona (-15,2%), Fermo (-14,8%).
I dati complessivamente più traumatizzati e traumatizzanti sono sofferti dalle regioni Piemonte e Marche, dove complessivamente nell’arco del decennio considerato si sono volatilizzate 54mila aziende.
In ambito lombardo, fra le province più colpite dalla crisi, spiccano Sondrio, collocata in tredicesima sede (-9,8%) e Cremona, ventesima (-8,9%).
Il computo particolare del territorio mantovano esibisce, alla data del 31 dicembre scorso, 36.360 imprese, fra grandi, medie e piccole o individuali. Un dato che comunque colloca a tutt’oggi il mantovano in posizione privilegiata rispetto a molte altre province del paese. Va considerato infatti che il nostro territorio conta complessivamente alla data dell’ultimo censimento ufficiale del 2019 qualcosa come 412mila abitanti, peraltro molti dei quali anziani, dato che nel censimento di Palazzo di Bagno l’età media risulta di 46,6 anni. Vien da sé pertanto che la nostra provincia conta grossomodo un’impresa ogni dieci abitanti in età lavorativa.
Sempre stando al report di Infocamere, in rapporto alla variazione aritmetica degli abitanti, il numero di aziende perse corrisponde circa al -1,4 percentuale. Tantopiù che il dato peggiore viene sempre ricondotto alle aree più spopolate. E il drenaggio della popolazione nel mantovano è cosa nota.
Sono insomma dati pesanti, che devono indurre a serie riflessioni. Il capoluogo, dal canto suo, negli ultimi anni ha documentato svariati elementi di speranza, specialmente dopo le aperture già avvenute o anche solo annunciate dai nuovi insediamenti, principalmente Rossetto, Esselunga, Adidas e il comparto di Valdaro.
Ma a fronte dei dati positivi prodotti dai “colossi”, la contrazione delle piccole attività imprenditoriali è ormai storicizzato. Le cause?
Qui il nodo politico da sciogliere è complesso. In linea di massima e di principio si sa che le perdite maggiori avvengono, più che in relazione ai dati demografici, senza dubbio in assenza di infrastrutture. E qui i limiti e ritardi del mantovano sono cronici.