C’è un “contro canto” sul riscaldamento globale riferito nel testo “La Natura non l’attività dell’Uomo governa il Clima”. Presenta i risultati del progetto “N – IPCC” (Comitato Internazionale Non – governativo sui Cambiamenti Climatici) diretto dal Dr. S. Fred Singer, professore emerito di Scienze ambientali alla University of Virginia, a cui va il merito di aver riunito sul clima un eccezionale gruppo di scienziati. Il risultato presenta sulle variazioni climatiche in atto una notevole riduzione delle responsabilità dell’uomo caricandole in gran parte sulla Natura. Se i risultati di detto progetto sono confrontati con quelli del progetto IPCC (Comitato Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici) in cui è solo l’uomo la causa dei cambiamenti climatici, si evincerebbe la possibilità di non buttar via l’acqua sporca con il bambino. Il dibattito potrebbe esserci in questo mese di novembre alla “Cop 29”, che si aprirà a Baku in Azerbaijan. Siamo in pieno riscaldamento globale, nessuno lo nega. Solo che la conclusione degli scienziati del progetto N-IPCC lo fanno dipendere sia dall’uomo, ma soprattutto dalla natura soggetta all’influenza del Sole. La conseguenza è la frequente caduta d’acqua con intensità catastrofiche (bombe d’acqua). Il riscaldamento globale ha caratterizzato la storia del nostro pianeta, lo dimostrano i dati rilevati dalle indagini scientifiche dei geologi. Se analizziamo le variazioni climatiche degli ultimi 400 mila anni, rivelate dello studio delle carote di ghiaccio prelevate in Antartide, possiamo notare l’alternanza di periodi freddi con quelli caldi, della durata di circa 90 mila anni i primi e di circa 10 mila anni i secondi. Attualmente ci troviamo in una fase calda, l’Olocene, iniziata circa 11.500 anni fa. Se la natura si comporterà secondo la sua storia potremmo essere prossimi all’esaurimento della fase calda per entrare nei successivi 90 mila anni più freddi. I risultai scientifici dell’N – IPCC in gran parte contraddicono le conclusioni degli scienziati dell’IPCC, che addebitano alle sole emissioni antropiche di gas serra (CO2) la causa principale del riscaldamento globale, con la proposta che solo l’uomo attui radicali interventi per contenerlo (max.1,5° C.). C’è un fatto non secondario su tale proposta, la gente non sembra disposta a subire i grandi sacrifici economici, come l’uso esclusivo delle auto elettriche a far data dell’anno 2035 e il cappotto a tutte le abitazioni per raggiungere zero emissioni e la stabilità ambientale.
Gli scienziati dell’IPCC il dato relativo al riscaldamento globale e alle sue conseguenze ce lo hanno dato fin dal “Protocollo di Kyoto (2007), sul quale la politica avrebbe dovuto lavorare per dare delle indicazioni di intervento concrete per rapidi risultati. La necessità quindi di ragionare sulla nostra situazione idrogeologica e adattarla a contenere i nuovi eventi climatici. Purtroppo di chiacchera in chiacchera siamo arrivati all’emergenza e alle sue tragiche conseguenze, mentre avremmo dovuto adattare il territorio a contenere gli effetti delle nuove variazioni climatiche con misure tempestive, efficaci, localizzate, concrete. Ad esempio, un nuovo sistema della raccolta delle acque più capiente, canali e vasche di contenimento, e se il vento è impetuoso nuove tecniche costruttive per contrastarlo. E’ accaduto che sulla scorta dell’ideologia climatica dell’IPCC ogni fenomeno ambientale estremo non sia stato più affrontato analizzando la situazione locale, ma interpretandolo come presagio della nuova religione globale della transizione ecologica. Valencia in Spagna, le bombe d’acqua hanno causato una catastrofe. Eppure era stata un esempio di adattamento al contenimento delle acque in seguito all’alluvione del 1957. Quando il fiume Turia il cui letto attraversava la città sfondò gli argini provocando quasi 400 morti, e nel 1973 il corso del Turia fu deviato a circa 12 chilometri dal centro abitato prevenendo così altri potenziali disastri.
GASTONE SAVIO