MANTOVA Una contaminazione diffusa da metalli pesanti riscontrata anche nelle residue cinque zone del Sin finora non prese in esame in sede dibattimentale, vale a dire area Basso Mincio (con concentrazioni di mercurio che sarebbero finite anche nel fiume), area Valletta, area collina R1 + R2 e area N cumuli. A riferirlo, ieri in aula tra esame e contro esame, nella quarta seduta del processo per inquinamento e omessa bonifica del polo chimico di Mantova instaurato a carico di 17 imputati (tra persone fisiche e giuridiche), i due tecnici di Arpa incaricati a suo tempo di effettuare i carotaggi sui terreni oggetto d’indagine e attualmente di proprietà delle società Edison, Versalis e Syndial (ora gruppo Eni Rewind).
Nello specifico, secondo quanto contestato dalla procura di via Poma infatti, (rappresentata nella circostanza dai sostituti Silvia Bertuzzi e Michela Gregorelli) le società, chiamate a rispondere anche in qualità di responsabili civili, e di conseguenza chi le amministrava, avrebbero ritardato, se non bloccato, l’avvio dell’iter di bonifica delle varie aree dell’ex petrolchimico, nel cui sito perimetrato era stata rinvenuta una considerevole presenza di metalli pesanti, oltreché solventi e idrocarburi. In particolare, come dichiarato dal teste della pubblica accusa, le verifiche in campo avevano portato altresì «all’individuazione di una correlazione diretta tra la contaminazione delle acque di falda e quelle del diversivo». Un’inchiesta a doppio binario durata quattro anni, quella relativa al sito d’interesse nazionale virgiliano, scattata a metà 2016 con il preciso scopo di tirare le fila in via definitiva sulla falsa riga degli accertamenti già condotti in passato sulla Colori Freddi San Giorgio. All’esito di una complessa attività di verifica effettuata da Arpa Lombardia e Nucleo operativo ecologico dei carabinieri, sotto l’egida di Ministero dell’Ambiente e Provincia di Mantova, nel novembre 2020 si era così giunti all’individuazione di specifiche responsabilità in capo alle aziende oggi proprietarie dei terreni oggetto di analisi. Tali, presunte, responsabilità penali però, non atterrebbero ad una contaminazione cosiddetta storica ma bensì ai ritardi, a seguito dei ricorsi respinti da Tar e Consiglio di Stato, circa l’avvio dell’iter di bonifica delle varie aree del Sin mantovano. Prossima udienza il 13 dicembre.