MANTOVA «Il mio incarico era esclusivamente amministrativo e non sanitario anche se per un breve periodo mi sono anche occupata delle assunzioni. Quando i carabinieri mi hanno notificato il provvedimento d’indagine sono letteralmente caduta dalle nuvole, non avrei mai sospettato che all’interno della struttura potessero verificarsi episodi di simile gravità. Fino a quel momento non avevo avuto assolutamente sentore che potesse esserci qualcosa del genere». Incalzata dalle domande del pubblico ministero ha respinto ogni addebito costatole, assieme ad altre 14 persone, un rinvio a giudizio per maltrattamenti.
A rendere la propria versione dei fatti, ieri innanzi al giudice Maria Silvia Siniscalchi, è stata l’ex direttrice della casa di riposo di Revere, unica imputata che non si è avvalsa a suo tempo di riti alternativi e a cui è contestata una condotta omissiva circa la dovuta vigilanza su degenti e personale assistenziale e infermieristico. Nello specifico i fatti risalirebbero al periodo compreso tra il novembre del 2014 e il maggio del 2015 quando a seguito di numerose segnalazioni da parte dei parenti dei pazienti erano scattate le indagini dei militari dell’Arma. Vittime sarebbero stati, segnatamente, diversi anziani affetti da demenza senile o Alzheimer (nel frattempo tutti deceduti) fatti oggetto, durante le quotidiane operazioni assistenziali, di percosse, strattoni, spintoni nonché offese e ingiurie. Violenze reiterate rievocate in aula in apertura d’istruttoria, oltre che documentate da telecamere e intercettazioni ambientali, non solo dai parenti dei degenti, dei quali solo uno si è costituito parte civile con l’avvocato Silvia Ebbi, ma anche da operatori sanitari in servizio al tempo. Come il caso di un medico chiamato a constatare il decesso di un’anziana, a cui era stato staccato l’ossigeno tre ore prima, che si sarebbe rivolto al corpo senza vita nel letto, irridendolo: «Direi che sei morta, cosa dici? Sissi, siamo proprio morti». Gli stessi testimoni avevano inoltre riferito come la figura di riferimento per pazienti, familiari e operatori fosse comunque la direttrice della Rsa, cui sarebbero stati segnalati a tempo debito i maltrattamenti, ma senza esito. Circostanza questa respinta con fermezza dall’imputata in sede d’esame. Prossima udienza il 17 dicembre.