Artigiani, produzione a picco

MANTOVA – Cola a picco la produzione artigianale mantovana nel primo trimestre 2020. I dati elaborati dalla Camera di Commercio sull’analisi della congiuntura manifatturiera del primo trimestre dell’anno in corso fotografano l’impatto violento della crisi covid-19 sulle imprese artigiane: un crollo pari a -13,5% rispetto allo stesso periodo del 2019.
Il calo della produzione artigianale mantovana è più elevato di quello lombardo, pari a -12, 9%. Nel confronto con le altre province, Mantova occupa la terzultima posizione con valori peggiori di Milano e Bergamo. Crollo degli investimenti e del fatturato, scarsa liquidità, posti di lavoro in discussione, domanda interna al palo. In generale tutti i settori soffrono, in particolare il tessile e abbigliamento, il legno-mobilio, il trasporto, la meccanica, le costruzioni, mentre l’alimentare registra un calo minore.
«I dati del primo trimestre sono purtroppo una anticipazione – spiega l’addetto alla comunicazione della Cna Franco Bruno – di quanto accadrà nei prossimi mesi a causa della pandemia che si riscontra anche sui dati della mortalità delle imprese artigiane nel mantovano. Le imprese artigiane riportano forti contrazioni nella domanda a causa anche del crollo dei consumi. Da anni Cna segnala il disagio del comparto artigiano molto prima dell’emergenza sanitaria covid-19».
Basta analizzare i dati dalla Camera di Commercio che certificano in modo chiaro che nel comparto artigiano mantovano continua l’erosione: nel 2019 si registrava ancora un calo delle imprese: 11.401, -1,6% rispetto al 2018 (peggiore rispetto al dato nazionale -0,6% e a quello lombardo -0,3%); nel 2018 le imprese artigiane erano 11.700 e nel 2017 si attestavano sulle 11.915. Nel primo trimestre 2020 i dati relativi alla natimortalità, il saldo registra un pesante meno 180 imprese artigiane lasciate sul terreno. Basti pensare che a partire dal 2016 il tessuto produttivo mantovano ha perso oltre mille imprese artigiane.
«Il processo di erosione della base artigiana è allarmante a prescindere che l’artigianato mantovano rappresenta un terzo delle imprese iscritte alla Camera di Commercio che nel 2019 registravano lo stock di 39.618 unità – prosegue Bruno –. Le parole chiave per la ripresa sono quelle di sempre : investimenti, semplificazione burocratica, liquidità, tasse, rilancio della domanda interna e dei consumi, formazione, digitalizzazione, innovazione di mercato, innovazione tecnologica, il rilancio dei distretti per la ricostruzione economica e taglio drastico di leggi e leggine. Per una piccola impresa artigiana – aggiunge Bruno – grava una pressione fiscale complessiva in generale al 61,2% , rischiano 122 controlli in media ogni anno da parte di oltre 30 enti pubblici, attanagliati da una burocrazia asfissiante che comporta di lavorare 45 giorni l’anno per ottemperare alle pratiche ammnistrative con un costo di 11mila euro l’anno. Questi sono tra i principali nodi da affrontare e risolvere se si vuole evitare la catastrofe», conclude Bruno.