Piazza Sordello: chiusa la Taverna del Duca, ma presto riaprirà

Alti a e bassi di una delle più prestigiosi locali del centro

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La Taverna del Duca

MANTOVA Mancava martedì una figura ormai diventata emblematica della piazza e quasi attrazione per il viavai di persone che transitano sul “listone” di piazza Sordello. Non si sono sentite le garbate premure nel mix di italiano vezzoso e di inglese sciolto con cui  Max invitava i passanti a entrare nel locale per consumare primi piatti “freschi” e “fatti in casa”, ovvero per assaggiare la tipica sbrisolona di questa cucina feconda d’inventiva. La “Taverna del Duca” aperta con maestoso portale lato di Palazzo Castiglioni, già Bonacolsi, si presentava chiusa nel massiccio battente di foggia medievale. Nel mezzo del suo arco acuto un grosso lucchetto dava segnale di una novità: l’attività era chiusa.
Da tempo si parlava dell’imminente cessazione, e solo ieri quelle voci che si rincorrevano fra gli addetti ai lavori dei bar contigui ha trovato conferma. Ma non si tratta, secondo i bene informati di uno stop definitivo. La “Taverna” risorgerà più bella e più splendente che prima. Così almeno si dice, dando per certo solo che nei prossimi mesi il prestigioso locale dovrà sottoporsi a un radicale restauro, più che un temporaneo lifting.
Insomma, grandi progetti covano per questa attività che ha conosciuto momenti aurei e indimenticabili per diverse generazioni di mantovani e turisti, ma anche – occorre dirlo – parentesi di oscurantismo e di censura pesantissima, soprattutto sui siti internet che stilano le pagelline dei templi della ristorazione e dell’accoglienza.
Senza risalire alla notte dei tempi, basta limitarsi all’ultimo mezzo secolo per trovare l’epopea della Famiglia  Zanini che a partire dal 1961 diede slancio al locale in coincidenza con la storica mostra mantegnesca del Ducale. La presero in affitto i fratelli  Alceo e  Ireneo, prima di dividersi i compiti: l’uno nel bar-locanda, l’altro nella non lontana tabaccheria sotto il volto di San Pietro.
Lunghi anni di frenetica attività come bar-ristorazione, ma anche come luogo di cultura, dato che Alceo ne aveva fatto un punto di richiamo per artisti e per apprezzate rassegne, coadiuvato dalla moglie  Elvira e dala figlia  Maria Grazia. Il tutto prima di cedere per sopraggiunti limiti di età allo scoccare del terzo millennio.
Da qui inizia invero un percorso in salita per quell’attività che pareva dover conoscere solo agevoli discese. Non durò molto il salto qualitativo che ne fecero  Paolo Azzoni e il socio  Lorenzo Cicchini, figlio d’arte quest’ultimo, come rampollo dell’abile  Giovanni che gestiva la stessa attività due vetrine più in là. Quindi è venuta la volta di  Marco Restani, poi di  Claudio Moioli… Ma un po’ i tempi, un po’ la sopravvalutazione dei talenti, per la “Taverna” si è innescato quel declino, che ieri ha trovato una battuta d’arresto. Chiamiamola pausa di riflessione, in attesa di nuovi investimenti e necessario rilancio. La stessa piazza e l’offerta della più bella piazza cittadina lo reclamano a gran voce.