Autonomia: Gianni Fava a muso duro con il premier (e con il vicepremier)

Il commento dell'ex esponente leghista.

MANTOVA A stretto giro di posta (elettronica). Le razioni alla lettera del premier  Giuseppe Conte non si sono certo fatte attendere da parte degli esponenti politici del Carroccio lombardo in generale e mantovano in particolare.  Gianni Fava, ad esempio. L’ex assessore regionale della lega Nord, con l’accento sulla parola Nord, sembra dire lo stesso Fava, si sente tra l’altro chiamato in causa più di altri essendo il responsabile del referendum per l’autonomia del 2017. Così Fava risponde a Conte ma non perde l’occasione per attaccare anche i vertici del suo stesso partito, e per esteso il “rivale”  Matteo Salvini contro il quale, a suo tempo aveva corso per la segreteria della Lega. Così Fava rammenta al premier Conte l’esito plebiscitario di quel referendum della cui responsabilità era stato a suo tempo investito dall’allora governatore lombardo  Roberto Maroni, leghista della prima ora, rimarca tra le righe Fava. Perché il vero problema secondo l’ex assessore regionale, sta proprio nella perdita d’identità della Lega, a suo parere molto meno Nord. Fava non nomina mai esplicitamente Salvini nella sua lettera in risposta a Conte, ma lo sottintende quando rivolgendosi proprio al presidente del Consiglio scrive che “il Suo Governo non ha svolto alcun lavoro istruttorio, ha solo cercato di distruggere la volontà popolare di milioni di cittadini del Nord”. Quel Nord che, ha ribadito ieri Fava in una dichiarazione rilasciata a  Il Fatto Quotidiano, resta pur sempre lo zoccolo duro dell’elettorato leghista, quello che per anni ha spinto per federalismo e autonomia (e anche per la secessione a suo tempo,  ndr). Fava parla quindi di “un malcontento che rischia di diventare rabbia” e di una “distanza ormai siderale” tra la Lega come viene intesa dai lombardi e dai veneti, e quella finita nei “palazzi del potere” di Roma (un tempo ladrona). Una distanza siderale “affievolita dai brillanti risultati elettorali di Salvini, ma il malcontento è palpabile e in alcuni casi rischia di diventare rabbia – afferma ancora -. Fin qui abbiamo sempre dato la colpa ai 5 Stelle, ma se si dovesse prefigurare una responsabilità della Lega su questa vicenda, io credo che possano esserci scossoni importanti a livello locale”. Poi arriva l’affondo per Conte, “uomo del sud”, “ennesimo Presidente del Consiglio che preferisce l’assistenzialismo alla meritocrazia”. “Nessun Lombardo Le chiederà l’elemosina e nessun Lombardo potrà mai accettare che il proprio orientamento espresso in modo civile e democratico possa essere disatteso in maniera così irrispettosa”.