Bottigliate al rivale in amore, il perito della pubblica accusa: “Colpi potenzialmente mortali”

Il tribunale di via Poma

MANTOVA – Si è incentrata prettamente sulla discussione delle consulenze medico-legali di parte la seduta di ieri circa il processo con rito ordinario instaurato a carico di Marco De Angeli, il 27enne barista di Mantova accusato di tentato omicidio aggravato – oltreché di minacce – ai danni del rivale in amore, un 26enne cittadino moldavo, quest’ultimo aggredito dall’imputato nella notte tra il 27 e 28 luglio 2018 nel centro storico cittadino. In tale circostanza De Angeli, stando alla ricostruzione degli inquirenti, seduto al tavolino di un bar in piazza Broletto in compagnia della ragazza contesa, alla sola vista dell’ex amico avrebbe reagito d’impeto, spaccando dapprima la bottiglia di birra (dai rilievi investigativi risultata a marca Heineken) che teneva in mano e quindi prendendo ad inseguire la sua vittima designata nel vicolo attiguo che sbuca su via Accademia. Infine, una volta raggiunto lo avrebbe assalito da dietro sferrandogli con quell’arma impropria alcuni violenti fendenti al collo. A confermare tale versione erano stati anche alcuni avventori del locale pubblico, auditi davanti al collegio dei giudici ad inizio istruttoria – a differenza di quanto dichiarato da altri testi della difesa – alcuni dei quali, oltre a descrivere gli istanti della successiva violenta colluttazione occorsa tra i contendenti, avevano pure riferito di aver allertato personalmente il 118 alla vista della vittima, non resasi conto subito di essere stata colpita, riversa a terra ferita e sanguinante. A spingere l’imputato, difeso in aula dagli avvocati Filippo e Alessandra Moreschi, a compiere tale gesto dalle potenziali conseguenze mortali, considerata la zona nucale attinta, a solo pochi centimetri dall’arteria vertebrale sinistra, ci sarebbero stati reconditi sentimenti di gelosia nutriti verso l’ex fidanzata per il breve rapporto sentimentale da lei avuto in passato con la parte offesa. Proprio circa il nesso causale tra colpi inferti e zona vitale lesionata, per cui era stato necessario procedere con un intervento chirurgico di disinfezione e sutura a fronte di una prognosi superiore a venti giorni, si è concentrata la disamina delle due relazioni medico-legali. Secondo il perito della procura le ferite, «da cute e sottocute», rilevate a ridosso dell’arteria vertebrale, nonchè nelle vicinanze della carotide, «avrebbero potuto lesionare irrimediabilmente tale organo con conseguente elevata probabilità di morte dell’aggredito. Inoltre un trauma a tale livello avrebbe potuto comportare altresì la frattura delle vertebre cervicali c6 e c7». Di diverso avviso invece il consulente della difesa secondo cui «la modalità lesiva riscontrata e considerata unicamente da taglio e non da punta e taglio, non sarebbe mai potuta arrivare a ledere tessuti epidermici in profondità e quindi ad intaccare organi vitali – nonostante fosse stata refertata in pronto soccorso l’esposizione del fascio muscolo legamentoso – proprio a fronte dell’arma atipica utilizzata». Unico punto oggettivamente in comune tra i due periti quello relativo al fatto che la vittima, in questo caso di specie, non sarebbe mai stato in reale pericolo di vita. Per quanto concerne invece l’altro capo d’imputazione ascritto a De Angeli, questo sarebbe stato perpetrato tramite chat Instagram e Facebook dal luglio 2017 al febbraio 2019 con messaggi e audio relativi a minacce esplicite, anche di morte, rivolte all’indirizzo del rivale e in taluni casi, successive all’episodio violento oggetto del procedimento. Concluse le escussioni di giornata il procedimento è stato quindi aggiornato al prossimo 14 dicembre per discussione e sentenza.