MANTOVA – Nella terza e ultima giornata del Food & Science Festival, tra i vari appuntamenti al teatro Bibiena si è tenuta la conferenza Toccare con mano il cambiamento climatico: dalla scienza alle nostre vite con la climatologa, fisica dell’atmosfera e meteorologa Serena Giacomin e il fisico e giornalista nonché direttore dei periodici National Geographic le Scienze e Mind, Marco Cattaneo. “Ho pensato di fare qualcosa di diverso, non proporre i consueti grafici e schemi, ma far riflettere attraverso un racconto per immagini sul cambiamento climatico ormai in atto” – ha aperto la divulgatrice Giacomin “la temperatura dell’atmosfera sì è alzata e assistiamo a fenomeni climatici violenti, come ad esempio la siccità della scorsa estate, i 40 gradi toccati nei mesi scorsi a Londra e le più recenti precipitazioni avvenute nelle Marche”.
Durante la carrellata di fotografie toccanti, che hanno mostrato in vari punti della Terra, come Uganda, Kenya, California come vivono le popolazioni in difficoltà climatiche e i problemi che ne derivano, il giornalista Cattaneo ha sottolineato come “le fotografie sono sicuramente un mezzo efficace perché emozionano, come il cielo rosso di San Francisco nel settembre 2020 a causa dei vicini incendi; dovremmo anche riflettere sul problema del migrante climatico, perché si tratta di popolazioni in estrema difficoltà”. “Stanno aumentando le richieste di asilo climatico e non mancano gli allarmi dei governi per porre rimedio; inoltre sono in atto in alcuni paesi programmi di educazione alla migrazione, senza dimenticare che il cambiamento climatico genera anche problemi sociali soprattutto nelle aree equatoriali dove le donne in condizioni di povertà sono ancor più in difficoltà per provvedere alla sopravvivenza della famiglia. La scienza spesso non ci dà le risposte” – ha continuato la divulgatrice – “o per lo meno non sono rassicuranti, tuttavia non dobbiamo rassegnarci: ci sono degli esempi di coltivazione in verticale a Calcutta in India, mentre il fotovoltaico può essere utile in molte attività umane”.
Un dato è certo: “serve sicuramente una maggior sensibilizzazione da parte di tutti e un ripensamento sui codici di comunicazione come, ad esempio, il concetto di allerta gialla e un maggior sistema di prevenzione che dovrebbero attuare i governi per risolvere il problema del dissesto idrogeologico e attuare politiche per aumentare progetti e azioni antisismiche” hanno concluso i relatori.