Cartiera, Zago al contrattacco: puzza sentita solo da nasi politici

Gli odori arrivano dai campi concimati

MANTOVA

«Abbiamo speso 250 Milioni di Euro per salvare questa fabbrica che stava diventando una cattedrale deserta nello skyline di Mantova, speriamo che prima o poi qualcuno se ne accorga. Noi andiamo avanti per la nostra strada». Con questo assunto  Francesco Zago, amministratore delegato delle Cartiere Villa Lagarina entra nel merito della discussione sulle emissioni della ex Burgo. Lo fa attraverso un lungo comunicato che spiega le ragioni di certe esalazioni, comunque ritenute innocue dagli organismi di vigilanza sanitaria.

Zago annuncia un’informazione costante attraverso i propri mezzi (internet e Facebook) nella rassicurazione che «non solo dimostreremo ogni parola che scriveremo, ma chiunque potrà entrare nello stabilimento a verificare di persona. La nostra cartiera è aperta a tutti». Chi avrà dubbi, potrà lascare i propri recapiti e riceverà sempre risposta.

«Le ultime contestazioni che leggiamo, e di cui siamo ben consapevoli, ricevendo almeno una volta a settimana la visita di Arpa, riguardano gli odori molesti. Pare che ci siano persone che non possono più portare i figli a scuola, altri che non possono più aprire le finestre, altri ancora sono impossibilitati a stare in casa in quanto, anche a porte chiuse, l’aria è irrespirabile. La differenza tra quanto viene percepito da chi tutti i giorni vive e lavora in fabbrica rispetto a quanto percepiscono alcuni (pochissimi) abitanti nei dintorni della cartiera è talmente elevata da far pensare che ci sia qualcuno che confonde l’odore dei campi appena concimati con quello della carta riciclata. Arpa è stata per la seconda volta questa settimana a condurre una lunga ispezione con ben 7 agenti che si sono intrattenuti in stabilimento per ore sabato pomeriggio. A seguito del sopralluogo, non sono stati percepiti odori, se non all’interno della fabbrica e – per cinque minuti – all’altezza del cancello di ingresso. Odori tipici della lavorazione della carta da macero, magari non piacevoli (è soggettivo), ma certamente non di intensità tale per cui si possa affermare quanto apparso sulla stampa locale».

Addirittura il naso elettronico di ultima generazione, precisa Zago, di cui disponevano i tecnici Arpa, ha dato valori di odore al di sotto del limite di rilevabilità. C’è una grande cartiera a Mantova che è lì dalla fine del 1800. Chi ha comprato casa vicino a quello stabilimento sa dove ha comprato, sa che quell’opera di Nervi non era una serra di fiori, ma era una cartiera. Anzi… fosse stata una serra di fiori la puzza in fase di concimazione sarebbe stata oltremodo spiacevole».

Comunque una cosa è certa, puntualizza l’a.d.: se odori vengono percepiti, «di certo non hanno alcun impatto negativo sulla salute dei cittadini e infatti neppure l’ordinanza sindacale di ieri lo contesta. È singolare notare che gli accanimenti vengono sempre dai soliti soggetti: ing. Rabitti, Ciliegi, Costani, Spazzini, e pochi altri. Ma questi non erano gli stessi nomi che si opponevano a gran voce all’inceneritore ma che in realtà volevano la cartiera? L’inceneritore non c’è, mentre la cartiera è in fase di test pre-avviamento eppure gli accanimenti non si interrompono».
Secondo loro, sostiene Zago, sbaglia la Provincia, e ora sbaglia anche l’Ats, salvo perdere i ricorsi al Tar, ma vincere in allarmismo, tanto «da spaventare il sindaco, che subissato dalle lamentele (create ad arte) e con le elezioni alle porte dovrà difendersi dagli attacchi della signora che vuol diventar sindaco, di chi vuol vendere libri sull’inquinamento o del parlamentare 5 stelle, preoccupato di ricrearsi un terreno fertile a Mantova, se dovesse tramontare l’esperienza Romana. Da parte nostra stiamo procedendo nel più breve tempo possibile (entro 6 mesi) a rimuovere la carta da macero attualmente presente nel sito. Cogliamo l’occasione per spiegarvi anche che questa carta, che comunque non genera odori in quanto non è in lavorazione, si è accumulata per un motivo molto semplice. La cartiera ha chiesto l’autorizzazione a operare nel 2015. Siamo nell’aprile 2019 e l’autorizzazione ancora non è definitiva e completa».
i ritardi della burocrazia fanno il resto: «Senza autorizzazione definitiva e con un cantiere completamente bloccato siamo impossibilitati a completare le pavimentazioni e a costruire gli altri 10.000 mq di magazzino già contenuti in autorizzazione. Ci regolarizzeremo, ma certamente questo non crea danno né all’ambiente né alle persone che ci circondano».
Infine una rassicurazione: «Continueremo a collaborare con gli enti e ci rendiamo ancora una volta disponibili a fare insieme ricerche e studi per abbattere ulteriormente i nostri impatti. Ci auguriamo però che la nostra cartiera non venga strumentalizzata per fini politici, come sta accadendo in maniera palese da quando siamo arrivati. Ci auguriamo che gli ambientalisti (quelli veri!) si focalizzino sui tantissimi impianti vecchi, che rispondono a vecchie normative, non sono adeguati alle Bat sull’ambiente e non producono carta leggera (quindi con meno peso e meno risorse a pari resistenza meccanica) come a Mantova. Gli impianti vecchi di cui è piena l’Italia consumano 3 volte l’acqua che usiamo noi, usano energia con bassi rendimenti, consumandone di più e hanno emissioni decisamente più rilevanti che a Mantova».