Corneliani riapre, ma mancano altri 25 milioni

MANTOVA  – Freniamo i facili entusiasmi. Lo avevano suggerito anche i sindacati, ma la politica non viene per seconda nel sostenere che quella della Corneliani è una svolta positiva, ma non la risoluzione del problema. «È positivo senz’altro che si riprenda l’attività – commenta il deputato della Lega  Andrea Dara – ma restano aperti tanti problemi. Intanto i soldi del Mise. Arriveranno quei 10 milioni? Vogliamo sperarlo – prosegue –, ma si tenga conto che il decreto “Rilancio” ne prevedeva 100 in tutto per 150 aziende che vorrebbero usufruirne. Chi lo spiega adesso a tutte le altre 149 che un decimo delle risorse è andato a una sola azienda?».
Non solo. Dara vede impellente il reperimento urgente di nuovi soci: «I 10 milioni del Mise e i 5 del fondo non bastano. Ne servono almeno altri 25 per ipotizzare di andare avanti, se non si vuole tornare a chiudere già in settembre. Per questo però servono piani industriali. Il resto poi lo deciderà il mercato. Insomma, non lasciamoci prendere dai facili entusiasmi di chi vuole sfruttare questa svolta a fini elettoralistici», conclude Dara.
Un ottimismo velato che però traspare anche dalle parole congiunte del ministro  Elena Bonetti e dell’on.  Matteo Colaninno, veri artefici della svolta del Mise. «Ci sentiamo felici e orgogliosi di questo risultato. Ora proseguiamo il lavoro per un piano di rilancio», premettono.
Recependo le istanze dei dipendenti a presidio dei cancelli chiusi i parlamentari hanno creato un ponte col ministero: «Siamo riusciti a sbloccare la situazione col ministro  Patuanelli – prosegue la nota congiunta del ministro e del deputato di Iv –, ma confermiamo che anche in questi giorni prosegue il nostro confronto con il Ministro Patuanelli, e il nostro impegno continua. Lo avevamo detto nei nostri incontri con i lavoratori e lo ribadiamo oggi: l’intervento dello Stato che abbiamo favorito non può essere considerato il punto di arrivo. Serve una progettualità in grado di rilanciare l’azienda e dare una stabilità capace di rendere credibile e solido nel lungo periodo il piano industriale», concludono.