MANTOVA – Incalzati dalle domande del magistrato inquirente il primo si era avvalso della facoltà di non rispondere mentre l’altro aveva ribadito integralmente la versione da lui già resa all’indomani del proprio arresto, scaricando tutta la colpa sul complice. Una ventina di giorni fa, a distanza di ventiquattrore l’uno dall’altro, si erano difatti tenuti nella casa circondariale di via Poma gli ultimi interrogatori dei due presunti responsabili del delitto del Boma. In siffatta circostanza a conferire per primo col pubblico ministero era stato infatti Abdelwahad Hoshush, 31enne marocchino rintracciato lo scorso gennaio in Spagna dopo sei mesi di latitanza; mentre il giorno successivo era invece toccato comparire a colloquio a Bouchta Bouchari, suo connazionale 35enne. Chiusa a quel punto la fase delle indagini – con la definizione dei residui approfondimenti investigativi dei Ris – ed espletato l’incombente del doppio confronto con gli indagati, il sostituto procuratore Fabrizio Celenza, titolare del fascicolo, ha quindi provveduto a formalizzare nei loro confronti istanza di rinvio a giudizio immediato circa le ipotesi di reato di omicidio volontario e tentato omicidio, con conseguente udienza preliminare fissata al prossimo 21 giugno innanzi al gup Beatrice Bergamasco. Il fatto di sangue era occorso la notte del 2 luglio 2021, nel piazzale del centro commerciale “La Favorita”. Vittime del brutale pestaggio, perpetrato a colpi di mazza da baseball, Atilio Ndrekaj, 24enne albanese e Pierfrancesco Ferrari, 36 anni di San Giorgio (quest’ultimo costituitosi parte civile assieme a zio e fratello dell’amico). Il primo deceduto all’ospedale Carlo Poma dopo 48 ore di agonia, il secondo invece, sopravvissuto fortunatamente a quello fin da subito apparso come un agguato in piena regola. Le immediate ricerche aveva quindi portato i militari dell’Arma ad individuare, sei giorni dopo nei pressi di Varese, uno dei presunti autori materiali di quell’assassinio. In manette era così finito Bouchari, nell’ultimo periodo risultato domiciliato a Suzzara ma di fatto senza fissa dimora. Il complice, soprannominato “il macellaio”, era stato invece fermato quattro mesi fa ad Algeciras, cittadina a poca distanza da Gibilterra. Nella circostanza il fuggitivo, irregolare sia in Italia che nello Stato iberico, era stato identificato dai carabinieri del Reparto operativo e del Nucleo investigativo di Mantova, in collaborazione con il Servizio di cooperazione internazionale di Polizia (Scip), prima di venire estradato e ristretto nel carcere veronese di Montorio.