Delitto Prandi, i periti: “Nessun vizio di mente per il parricida”

Mario Prandi con il figlio Lorenzo

MANTOVA Nessun vizio di mente, sia totale che parziale, e dunque pienamente capace di intendere e di volere. Questo in estrema sintesi quanto certificato ieri dai due consulenti tecnici, (lo psichiatra Ezio Silvestro Manzato incaricato dalla procura e il collega Stefano Fontana nomi – nato dai giudici della Corte d’Assise), all’esito delle rispettive perizie effettuate nei confronti di Lorenzo Prandi, il 51enne di Ostiglia accusato di aver ammazzato a coltellate, la scorsa estate al culmine di un litigio in casa per futili motivi, il padre Mario, di 75 anni. In sostanza, secondo quanto argomentato ieri mattina in aula dai due specialisti, il parricida reo confesso al momento dei fatti a lui ascritti sarebbe stato preda di stati emotivi o passionali i quali di per sè, secondo quanto disciplinato dall’articolo 90 del codice penale, non escludono né diminuiscono l’imputabilità del soggetto. Nessuna conclamata patologia psichica pregressa quindi ma, sempre stando alle identiche risultanze di tali incombenti peritali, più semplicemente un raptus improvviso e incontrollato alla base del delitto. Di diverso avviso invece il consulente della difesa secondo Prandi è stato colto da una momentanea perdita di coscienza, intercorsa nel breve lasso temporale tra azione e conseguenza e ritornata normale dopo appena tre minuti. Sulla base di tali diagnosi mediche quindi e per avere un quadro psichico ulteriormente più esaustivo, nonché avallando altresì quanto richiesto dallo stesso difensore dell’imputato, l’avvo – cato Alberto Duffini, il presidente della Corte d’Assise Enzo Rosina (con giudice a latere Chiara Comunale) ha contestualmente dato disposizione circa un preciso esame per escludere lesioni a livello cerebrale, nello specifico un elettroencefalogramma quantitativo, da effettuarsi a carico del 50enne il prossimo 12 luglio all’ospedale Carlo Poma. La tragedia risale alla tarda serata del 14 luglio 2021 quando, poco prima delle 23 una telefonata al 118 dello stesso assassino aveva fatto scattare l’allarme. All’arrivo di sanitari e carabinieri nell’apparta – mento di via Colombo 9 in pieno centro a Ostiglia, però, in cui padre e figlio convivevano da poco meno di un anno, per l’an – ziano non c’era stato più nulla da fare. Troppo gravi le ferite da lui riportate a torace e addome. Stando alla ricostruzione dei militari dell’Arma il diverbio tra i due sarebbe sorto in merito al volume del televisore, ritenuto troppo alto dal 50enne il quale in preda ad uno scatto d’ira aveva quindi afferrato un coltellaccio da cucina attingendo il genitore, in quel momento seduto sul divano, con undici fendenti, di cui, quattro penetranti, uccidendolo sul colpo. «Quella sera – aveva dichiarato l’imputato in apertura d’istruttoria dibattimentale rispondendo alle domande del pubblico ministero Giulio Tamburini – non riuscivo a prendere sonno; faceva caldo e le grida e gli spari del film d’azione che stava guardando mio padre in televisione a tutto volume mi avevano innervosito. Così sono andato a dirgli di abbassare ma lui mi ha “mandato a quel paese”. In quel momento non ho più distinto la realtà dalla finzione, sentendomi minacciato dalle voci di quei personaggi cinematografici. Quando infine sono rinsavito da quella sorta di black out temporaneo mi sono trovato con un coltello sporco di sangue in mano».