Discoteche in rivolta: “Ci avevano detto che il green pass sarebbe servito per non chiudere le attività, e invece ci troviamo al punto di partenza”

MANTOVA – Contavano sulle feste di fine anno per recuperare una situazione drammatica che dura da ormai diciotto mesi. Ma non sarà così: le discoteche resteranno chiuse fino al 31 gennaio 2022. Questo in forza della nuova stretta varata dal Governo e controfirmata dal ministro della Salute Roberto Speranza che ha finito per fare insorgere gli operatori del comparto. «Ci avevano detto, a cominciare dal premier Draghi, che il green pass sarebbe servito per garantire l’apertura di tutte attività e invece ci troviamo desolatamente al punto di partenza, costretti a disdire orchestre, artisti, forniture e impegni presi con il personale – riferisce con comprensibile avvilimento Carmen Venerandi, titolare della discoteca Mascara -. Un trattamento, lasciatemelo dire, umiliante per chi fa il nostro lavoro e che rischia di fare perdere fiducia nello Stato». L’imprenditrice non accetta, in particolare, le modalità e il tempismo con cui è stato diramato il provvedimento, ossia a poche ore dalla festa, già programmata, di Natale: «E’ la conferma – osserva – di come chi è chiamato a legiferare consideri il nostro settore, forse non sapendo che chiudendo la notte “corretta” si presta il fianco a feste private o raduni difficili da controllare. Dispiace, inoltre, che il documento sia stato deciso all’unanimità da tutte le forze politiche governative». Una chiusura, a voler vedere, che ha messo il comparto in una condizione quasi peggiore di quella del 2020: senza clienti e senza indennizzi. «Rincresce che tentino nuovamente di addebitare al comparto dell’intrattenimento l’aumento di contagi, quando tutti sanno che non è così – segnala con amarezza Corrado Cortellazzi, titolare del Jolly Club di Roncoferraro -. Dopo un anno e mezzo di incertezza eravamo finalmente riusciti a ripartire, seguendo alla lettera le varie direttive e procedure che di volta in volta ci venivano richieste, oltretutto non senza sforzi economici importanti, ma allo stato dei fatti tutto è risultato vano. In questi mesi di apertura – fa notare – non abbiamo avuto un solo caso di contagio nel nostro locale. I clienti venivano controllati e selezionati con la lettura ottica del green pass; pertanto speravamo di poter proseguire con il nostro lavoro in vista di una data importante come il veglione di fine anno. Ma tutto ciò non è stato sufficiente per lasciarci aperti, e così è francamente difficile sopravvivere». Per le discoteche Capodanno voleva dire il 15% della stagione, l’ossigeno per mantenerle in vita. Il recente provvedimento minaccia di produrre una doppia catastrofe: diventare la pietra tombale per molte di loro e favorire il proliferare degli abusivi.

Matteo Vincenzi