Economia mantovana: 20 anni disastrosi

MANTOVA La Cgil Mantova ha scattato un’istantanea del cambiamento socioeconomico della nostra provincia incrociando vari dati e rilevazioni, traendone un quadro complessivo non troppo entusiasmante. Intanto un dato: calano le imprese attive.
Confrontando i report della Camera di Commercio dal 2006 al 2018 si evidenzia l’emorragia imprenditoriale mantovana passata da 39.702 imprese attive nel 2006 a 36.193 nel 2018 (-3.509): un calo evidente soprattutto nei settori del manifatturiero, del commercio, dell’agricoltura. In particolare, un confronto fra il 2006 e il 2018 evidenzia una perdita di oltre 1.200 imprese attive nelle attività manifatturiere (da 5.278 a 4.058), quasi 900 imprese attive nel settore del commercio all’ingrosso e al dettaglio (da 8.919 a 8.047). Segno meno anche per le imprese nelle costruzioni che passano dalle 7.189 del 2006 alle 5.845 del 2018 (-1.344). Calano anche le imprese attive nell’agricoltura, passate dalle 9.591 del 2006 alle 7.693 del 2018: «In questo caso però – spiega il segretario generale della Cgil Daniele Soffiati – la diminuzione non è necessariamente indicativa di un dato negativo. In un settore a bassa redditività come quello dell’agricoltura, i processi di concentrazione ed efficientamento delle imprese corrispondono a una necessità auspicata dalla stessa Ue».
In controtendenza solo il comparto del turismo e della ristorazione che vede le imprese attive passare da 1.517 nel 2006 a 2.062 nel 2018 (+545): dato questo in linea col trend nazionale.
Settore tessile Sono noti e preoccupanti i dati del settore tessile concentrato nell’alto mantovano e che rappresenta buona parte del fatturato provinciale. «Nel cosiddetto “distretto della calza – precisa Soffiati – in dieci anni hanno chiuso 130 aziende e sono stati spazzati via 4.142 lavoratori. Ciò significa che nelle aziende della calzetteria ha perso il posto il 40% degli addetti, mentre nelle restanti imprese del distretto i licenziamenti hanno riguardato il 20%».
La crescita dell’export. Significativo il dato sull’export mantovano: nel 2000 la quota dell’export sul Pil era del 39,8%, mente nel 2019 è arrivata al 56,7%; segno, come spiega Soffiati «che negli anni della crisi sono riuscite a resistere meglio quelle imprese con capacità strutturata di export che hanno un mercato non limitato alla sola dimensione nazionale».

Poche start-up innovative. Quanto alle start-up innovative, sono solo 3,2 ogni mille società di capitale: un dato che ci colloca all’86° posto della classifica nazionale.
Disoccupazione. Rispetto al tasso di disoccupazione: nel 2000 in provincia era al 3,3%, nel 2006 è sceso al 2,9%, il dato più basso di tutta la regione, poi è salito all’8,7% del 2016 nel periodo più duro della crisi, fino a scendere al 6,7% odierno. «Il dato non tragga in inganno: anche Mantova rientra nel trend nazionale della perdita di ore di lavoro: 1 miliardo e 800 milioni in Italia», conclude Soffiati.