Elif Shafak: la pluralità dell’identità e la memoria dell’acqua

MANTOVA Ieri sera, nella cornice di una gremita Piazza Castello, il pubblico del Festivaletteratura di Mantova ha avuto l’opportunità di ascoltare Elif Shafak, una delle voci più autorevoli della letteratura contemporanea. In dialogo con Olga Campofreda, l’autrice turco-britannica ha offerto una riflessione profonda sulla complessità dell’identità e sull’acqua, tema centrale del suo ultimo romanzo “I ricordi dell’acqua”. Shafak ha iniziato parlando del suo rapporto con le lingue: turco, la sua lingua madre, spagnolo e inglese, una lingua che, come ha spiegato, ha dovuto “adottare” come scrittrice. Questo plurilinguismo è per lei simbolo di una più ampia concezione dell’identità: non qualcosa di fisso, ma di fluido, “come i cerchi nell’acqua creati da un sasso”, un tema che ritorna spesso nella sua produzione. L’autrice ha ribadito con forza la sua appartenenza a una “molteplicità di identità”, dalla Turchia ai Balcani, dall’Anatolia alla cultura europea, rigettando l’idea di identità monolitiche che, secondo lei, è stata promossa da certe correnti politiche contemporanee. Parlando di “I ricordi dell’acqua”, Shafak ha rivelato come la scelta di strutturare il romanzo attorno all’acqua sia nata dall’idea che essa rappresenti una delle crisi più urgenti del nostro tempo, collegandola a problemi ambientali, sociali e politici. “L’acqua fresca è sempre più scarsa”, ha affermato, mettendo in luce le drammatiche conseguenze di questa crisi, in particolare in Medio Oriente e in Nord Africa, dove i fiumi stanno morendo, con impatti devastanti per le popolazioni, soprattutto per donne e bambini. Il libro racconta di tre storie ambientate in periodi storici diversi, unite simbolicamente da una goccia d’acqua e dai fiumi Tigri e Tamigi. Dall’antica Mesopotamia all’Inghilterra vittoriana fino alla Londra contemporanea, Shafak tesse una narrazione che richiama la memoria dell’acqua e la sua capacità di conservare tracce del passato. Ha citato uno dei personaggi del romanzo, un giovane prodigio vittoriano ispirato alla figura storica di George Smith, il decifratore delle tavolette assire. In lui, l’autrice ha voluto rappresentare il potere della conoscenza e della memoria, elementi che, come l’acqua, attraversano i secoli e legano generazioni diverse. L’evento ha voluto far riflettere su come la letteratura, proprio come l’acqua, possa creare ponti tra culture e storie apparentemente distanti, e come ogni lettore, immergendosi nelle pagine di un libro, diventi parte di questo flusso universale di esperienze. Shafak ha lanciato dal palco un messaggio di speranza, sottolineando che, sebbene viviamo in un’epoca di crisi e divisioni, le storie e l’acqua ci ricordano che siamo tutti interconnessi. Antonia Bersellini Baroni