MANTOVA /CASTELBELFORTE “Dottore, ho male al collo, credo di avere la cervicale” afferma il paziente massaggiandosi il collo. “Per fortuna! Tutti hanno la cervicale” esclama il medico divertito, “Lei soffre di cervicalgia”.
Questa breve conversazione, che non si discosta poi tanto dalla realtà, mostra la sua ilarità nel fatto che sì, tutti abbiamo la cervicale, o più correttamente il rachide cervicale. Il lato altrettanto ironico si cela dietro all’evidenza che la parola cervicalgia, composta da cervix e álgos, significa letteralmente dolore al collo: questo il paziente già lo sapeva. Quando si riceve una diagnosi medica capita di provare già un certo sollievo, poiché si crede di aver compreso finalmente il significato dei sintomi provati fino a quel momento e di poter trovare quindi una soluzione. Se si indaga a fondo nel significato dei termini, si scopre però di saperne quanto prima, intraprendendo infruttuose ricerche in rete e gettando nuova benzina sul fuoco della preoccupazione.
Proviamo a fare un po’ di chiarezza. La cervicalgia è una condizione muscolo-scheletrica che affligge milioni di persone e si stima che il 70% degli italiani sperimentino almeno un episodio di dolore al collo nel corso della loro vita. La fascia di età più colpita è quella tra i 45 i 65 anni di età, mentre la categoria più afflitta è quella dei lavoratori d’ufficio.
Qualche anno fa probabilmente si sarebbe parlato di cosiddette posture sbagliate come principale fattore di rischio per questa problematica: un termine che fa accapponare la pelle ai più aggiornati nell’ambito della letteratura scientifica. Ad oggi si fatica a trovare una correlazione diretta tra una specifica postura e il dolore cervicale, ma si accusa piuttosto il mantenimento prolungato di una singola posizione, qualunque essa sia. Il capo anteposto, la schiena ricurva e le spalle chiuse sono spesso cause di dolore, è vero, ma sembrerebbe legato al fatto che questi atteggiamenti sono i più economici per il nostro corpo e quindi i più facili da mantenere per ore e ore.
Come ogni patologia, nella ricerca delle cause bisogna allargare gli orizzonti ad una visione multifattoriale e includere nelle nostre valutazioni non solo gli aspetti posturali di una persona, bensì anche i livelli di attività fisica, l’igiene del sonno, gli indici di massa corporea (muscoli e adipe), assunzione di fumo e alcol, i livelli di stress e i livelli di soddisfazione lavorativa e personale. Un disordine generale tra questi ed altri fattori può predisporre all’insorgenza di problematiche muscolo-scheletriche tra le quali il dolore al collo.
I sintomi più comuni sono dolore e rigidità nei movimenti della testa, ma dato il ruolo chiave del collo nei sistemi neurologici di mantenimento dell’equilibrio, i disagi possono evolvere in cefalea cervicogenica (mal di testa che va di pari passo con l’evoluzione dei sintomi al collo), fino a sensazioni di vertigini, confusione, nausea e vomito. Nei casi più evoluti è possibile sperimentare dolore riferito verso le braccia e formicolii alle dita delle mani. Non sempre è necessario eseguire esami strumentali quali radiografia o risonanza magnetica perché i risultati spesso non riescono a mostrare la reale causa dei sintomi attuali.
La prescrizione di tali indagini, che deve essere fatta da parte del medico curante o specialista, dovrebbe avvenire solo a seguito di un determinato razionale: talvolta prendere spontaneamente l’inizia tiva può portare a preoccuparsi inutilmente se non si sa interpretare correttamente il referto radiologico. La maggior parte dei sintomi cervicali ha un andamento assolutamente benigno, e tendono ad evolvere spontaneamente verso la guarigione in un tempo compreso tra una settimana e un mese, ma al costo di cambiare lo stile di vita a partire dall’essere meno sedentari.
Un buon consiglio per chi lavora alla scrivania è quello di alzarsi e muoversi spesso durante la giornata, potendo riscontrare un miglioramento dei sintomi già nella prima settimana di pratica. Il medico e il fisioterapista sono figure sanitarie che posso aiutare la persona ad essere instradata più facilmente nella direzione giusta.
La riabilitazione di una problematica cervicale è sempre multimodale: terapia manuale e strumentale possono aiutare a ridurre il dolore nel breve termine, mentre consigli sullo stile di vita ed esercizi su misura hanno uno scopo primario nell’evitare recidive nel medio/lungo termine e soprattutto a migliorare la qualità della vita.
È bene sapere che il termine “cervicalgia”, come si può ben intuire, è estremamente generico e si riferisce a tutta una serie di classificazioni nelle quali il paziente dovrà essere inquadrato durante un’attenta valutazione attraverso l’ascolto e l’esame obiettivo.
Non tutte le problematiche cervicali sono uguali né hanno gli stessi tempi di guarigione. È di vitale importanza sapere questo, poiché lo sconforto può prendere il sopravvento quando non sembra esserci soluzione, ma a volte si ha solo troppa fretta e aspettativa riguardo ad un naturale e fisiologico processo di guarigione del proprio corpo.
Dott. Matteo Federici Fisioterapista
Speciale Salute de la Voce di Mantova