Fellini e Visconti: tra le pagine nascoste di due capolavori

MANTOVA Due film che hanno segnato la storia del cinema italiano, diretti da due registi riconosciuti come geni: due opere che da subito sono state rivali ma che in comune hanno molto più di quanto si possa pensare come l’essere entrambi film in cui i loro registi – Federico Fellini e Luchino Visconti – si sono messi a nudo mostrando una parte di sé. Un aspetto, questo, che ha contribuito alla grandezza ed al conseguente successo di “8½“ e “Il Gattopardo”.
Ha preso le mosse dal libro “La bella confusione“ (ed. Einaudi) dello scrittore e sceneggiatore Frsancesco Piccolo – in un avvincente dialogo con il regista e sceneggiatore Mario Martone – l’evento svoltosi ieri in una Piazza Castello sold out. Un incontro che è stato un viaggio dentro la genesi di due capolavori del cinema italiano e di due tra i più grandi registi italiani. «Un libro – ha detto Martone – cubista in cui si parla di cosa sia il cinema: un’arte che si fonda su equilibri fragili che qui vengono raccontati, «Un’opera – ha detto dal canto suo Piccolo – che per me è una dichiarazione d’amore per il cinema».
Al centro, come detto, due «film che sono un capolavoro, soprattutto, perché usciti nello stesso momento e girati nello stesso periodo, a distanza di una sola settimana», ha sottolineato Piccolo. Grandezza che sta anche nella presenza di una delle più acclamate attrici dell’epoca (e non solo): Claudia Cardinale. E proprio attorno all’attrice ruotano alcuni aspetti interessanti, come la sua assenza in alcune delle più importanti scene di “8½”: «Fellini era disordinato e si accorse solo all’ultimo momento dell’assenza della Cardinale che in quel momento stava girando la scena del ballo de “Il Gattopardo”».
Ciò che accomuna “Il Gattopardo “ ed “8½” non sono, però solo fattori legati ad aspetti tecnici, strettamente legati al cinema, ma a ciò che entrambi svelano e raccontano dei loro registi: Luchino Visconti e Federico Fellini. E proprio parlando di loro si scopre come entrambi, ad un certo punto, avessero rischiato di non girare i film. «Fellini aveva deciso di lasciare il film e stava per comunicarlo quando poi si ritrova sulla scena del famoso bagno e lì sente di essere dentro il ricordo della sua vita. Cambia così idea». Visconti, invece, inizialmente non era stato scelto per girare il film, così come la pellicola stessa rischiò di non vedere mai la luce: «il manoscritto di Giuseppe Tomasi di Lampedusa – spiega Piccolo – ad un certo punto fu perso e venne ritrovato da una cameriera che lo diede ad un’amica grazie alla quale arrivò a Giorgio Bassani che non sapeva chi fosse l’autore di quello scritto. Parliamo di un film che per diverse volte rischiò di non essere fatto».
Ma la vera grandezza di questi due film è ancora più nascosta: ciò che consacra veramente queste due opere è, per Piccolo, quella parte di sé che Visconti e Fellini mettono: «in questi film i due registi toccano la loro esistenza e si misurano con i vuoti della loro vita, nel bene e nel male». (v.g.)