Gli studenti del Comprensivo 1 ricordano la Shoah

Una mattinata pungente sia nel freddo, ma soprattutto nelle parole, quella che ieri ha visto l’istituto Luisa Levi celebrare la Giornata della memoria con la solita efficace performance dei propri allievi.
In piazza Sordello si sono ritrovati oltre 300 ragazzi di vari istituti cittadini, i loro insegnanti e anche le autorità, che hanno aperto l’iniziativa soffermandosi (forse un po’ troppo considerata la temperatura) su quello che è stato l’Olocausto e su quelli che sono i rapporti tra le persone al giorno d’oggi. C’è chi ha scelto di limitare al minimo indispensabile la retorica preferendo il silenzio, c’è chi ha disquisito sugli eccessi tecnologici del mondo di oggi a scapito delle relazioni interpersonali e c’è chi si è affidato alle parole di altri, in questo caso Liliana Segre, per creare un commovente ponte tra passato e presente. C’erano l’assessore Marianna Pavesi (non c’era il sindaco  Mattia Palazzi), c’era  Elena Scarpanti in rappresentanza del Provveditorato, c’era il vice prefetto  Angelo Araldi e c’era la consigliere regionale Barbara Mazzali per questo momento di raccoglimento, ma anche per rendere omaggio allo sforzo dei ragazzi dell’istituto che si sono applicati con grande impegno.
Il tutto accompagnato dalla struggente musica degli alunni dell’istituto Levi che si sono divisi tra strumenti per intonare e suonare Schindler’s list Auschwitz (F. Guccini), Un piccolo paio d’occhiali (C. Capelli), e Gam gam (E. Botbol). Un’ora di grandi emozioni che ha registrato il suo culmine nel momento della performance, che visto coinvolti tutti i ragazzi delle scuole presenti.
Un volto disegnato per lo più su piatti fondi, una lunga striscia nera in mezzo alla piazza via via imbiancata dalle stoviglie depositate dai ragazzi, piccoli e grandi, degli istituti coinvolti nella manifestazione. Una sfilata lunga e silenziosa, delicata e a tratti commovente fotografando alla perfezione l’intento originale ovvero quello di un’umanità calpestata, due parole che la performance ha legato in due successivi momenti. Il primo, appunto, quello della deposizione dei piatti, il secondo, quello più dirompente, quando alcuni dei ragazzi più grandi hanno distrutto le stoviglie calpestandoci sopra.
Una metafora perfetta per ricordare la liberazione di Auschwitz avvenuta proprio ieri ed un messaggio che come al solito ha sicuramente fatto centro.
Per tutta la giornata i cocci sono rimasti in piazza per dare modo anche a chi non c’era di fermarsi un attimo davanti alla distesa di piatti e pensare, anche per un solo minuto, ma sufficiente per non dimenticare. E a proposito di quest’ultimo aspetto, la performance si è congedata con una scritta composta dai ragazzi i quali tenendo in mano una lettera a testa hanno formato la sibillina frase “E’ avvenuto, quindi può accadere di nuovo” a firma istituto Levi. Frase forte, fortissima ma se vogliamo necessaria per mantenere alta l’attenzione su un argomento che non deve mai essere dimenticato.
Perchè la memoria storica è davvero la miglior insegnante per ogni uomo, perchè è la memoria che ha gettato le basi per creare la nostra identità e la nostra società. Ovviamente, non si può dimenticare la storia che c’è dietro al simbolo della stella di David e di tutti i simboli che definivano, nei lager nazisti, tutti gli internati. Erano sinti, erano rom, erano ebrei, erano omosessuali, erano disabili, erano persone con patologie psicologiche, erano tutte le minoranze contro cui si era scagliato il nazifascismo. Erano tutto ciò, ma soprattutto erano uomini, donne e bambini. Ed è soprattutto per mantenere viva e celebrare la loro memoria che quanto accaduto non può essere dimenticato. Anche e soprattutto per un futuro in cui la storia parli di pace.