Maltrattamenti a due bambini, stangati la madre e il compagno

MANTOVA Per circa tre anni e con la totale connivenza della propria compagna, aveva posto in essere reiterate condotte violente e vessatorie ai danni dei figli piccoli della donna. Con l’accusa di maltrattamenti in famiglia erano così finiti a processo una coppia di quarantenni (lui cittadino magrebino, lei italiana) residenti a Borgo Virgilio. I fatti a loro ascritti risalivano nello specifico al periodo compreso tra il febbraio del 2017 e l’inizio del 2020. Un lasso temporale, compreso tra la separazione giudiziale dei genitori dei bimbi e l’affido degli stessi al padre, in cui due dei tre figli dell’imputata (all’epoca rispettivamente di 12 e 5 anni) erano stati fatti oggetto di quotidiani atti violenti, quali percosse, ingiurie e offese varie. Il tutto, da parte del solo convivente della madre quest’ultima rivelatasi totalmente succube, come altresì appurato in sede dibattimentale, del proprio fidanzato. Le prime avvisaglie di disagio dei minori erano sorte nei primi mesi del 2017 allorquando il figlio più grande aveva riferito al padre di essere stato trattato male dal compagno della madre. I timori dell’uomo, costituitosi parte civile in rappresentanza dei figli, erano quindi aumentati sempre più soprattutto nel momento che anche gli altri due più piccoli gli avevano manifestato paura raccontando episodi violenti perpetrati nei loro confronti dal quarantenne. In particolare, nell’ampio novero di tali condotte criminose, uno dei due bambini aveva raccontato al genitore di essere stato picchiato con un legno, mostrando evidenti segni di percosse sul corpo. Fino a quando il figlio 12enne, per documentare tali ripetuti soprusi in ambito domestico, compiuti sia in suo danno che del fratellino, aveva preso a documentarli, filmandoli con il proprio telefonino per poi infine mostrarli al padre il quale, a quel punto, si era rivolto ai carabinieri. Ieri mattina davanti al giudice Chiara Comunale l’epilogo giudiziario della vicenda. Accolta in toto la richiesta della pubblica accusa gli imputati (3 anni per l’uomo e 2 anni e 8 mesi per la donna), riconosciuti responsabili dei reati a loro ascritti, sono quindi stati condannati entrambi a tre anni di reclusione, oltre al risarcimento del danno alle parti offese e al pagamento delle spese processuali.