VILLIMPENTA Sono almeno tre i tentatavi di truffa telefonica registrati tra lunedì e ieri a Villimpenta. Con la scusa di dover effettuare un «breve sondaggio», una voce apparentemente gentile ha prima chiesto le generalità e l’età delle vittime designate, quindi ha cominciato a porre domande del tipo: «Quanti siete in casa?», «Avete cani domestici, e se sì dove li tenete?». Domande che ai più scaltri già farebbero sorgere il sospetto sulle reali intenzioni di chi dall’altra parte della cornetta probabilmente stava unicamente sondando il terreno per aprire la strada a possibili raid ladreschi. Ragion per cui in mezzo veniva chiesto anche se il malcapitato di turno faceva uso di antidepressivi o se aveva mai usufruito di servizi di fisioterapisti a domicilio. Un depistaggio che dopo qualche minuto di conversazione, evidentemente mirata a toccare le corde emotive giuste, terminava con la richiesta di fissare un appuntamento per il giorno successivo. «Grazie per le risposte che ci ha fornito. Domani mattina passerà un nostro incaricato a consegnarle un omaggio per il disturbo». L’antifona si è interrotta quando un 73enne del posto che aveva appena risposto al “sondaggio”, ha finto di stare al gioco. È lui stesso a riscostruire l’accaduto: «La tizia alla cornetta, chiaramente straniera, si è presentata dicendomi di chiamare da una fantomatica azienda specializzata in sondaggi. L’ho lasciata parlare, rispondendo in maniera vaga ai quesiti, ma quando ha insistito per concordare la visita con i “suoi” incaricati, mi è venuto spontaneo farmi indicare un orario preciso in modo da poter avvisare anche i carabinieri; e, guarda caso, hanno immediatamente riattaccato». Diverso il tenore degli altri due tentativi di truffa. In entrambi i casi due pensionate sono state contattate da un irreale “reparto Tecnico” di una nota compagnia telefonica la quale, con la scusa della certificazione del buon funzionamento della linea da parte di un tecnico o della possibilità di aumento della tariffa del piano telefonico, richiedeva con improbabili scuse, copia dei documenti di riconoscimento e, in alcuni casi, anche del passaporto e del codice fiscale. Fortunatamente le due anziane non hanno abboccato. Le forze dell’ordine ricordano che gli operatori telefonici non richiedono mai copie di documenti per interventi di assistenza né tantomeno utilizzano il servizio “Whatsapp” per comunicare con la propria clientela.