Maltrattamenti e violenza sessuale, due fratelli a processo

MANTOVA Incalzata dalle domande del pubblico ministero ha ricostruito minuziosamente ogni episodio addebitato agli imputati, avallando il quadro accusatorio a loro ascritto. A parlare, ieri davanti al collegio dei giudici, una cittadina indiana parte offesa nel processo che vede alla sbarra per maltrattamenti in famiglia, lesioni e tentata violenza sessuale una coppia di fratelli suoi connazionali, rispettivamente marito e cognato della stessa presunta vittima. Una vicenda, quella approdata all’incirca un mese fa in via Poma, risalente alla fine dello scorso luglio quando i carabinieri di Castel Goffredo, in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal giudice per le indagini preliminari, avevano fatto scattare le manette ai polsi dei due. A scoperchiare il vaso era stata infatti la stessa persona offesa, che nei primi giorni di quel mese era riuscita a rivolgersi agli uomini dell’Arma all’insaputa dei propri familiari. Due settimane dopo, raccolti sufficienti elementi all’esito di un’indagine lampo condotta dai militari di Castel Goffredo unitamente ai colleghi della Compagnia di Castiglione delle Stiviere, era dunque scattato il blitz. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori la donna sarebbe da loro stata fatta oggetto di ripetute violenze e brutalità dapprima verbali e poi fisiche, sino ad un tentativo di stupro al quale avrebbero preso parte entrambi. Il tutto senza neppure un vago pretesto se non quello, sembrerebbe, del bisogno di soverchiare la ragazza. Attivato il protocollo legislativo circa il cosiddetto “codice rosso” i due fratelli erano quindi stati arrestati e associati alla casa circondariale di Mantova, in attesa dell’interrogatorio di garanzia. In merito alla tentata violenza sessuale, stando a quanto ribadito in qualità di testimone dalla stessa presunta vittima a giudizio come parte civile, questa sarebbe stata perpetrata principalmente dal cognato, entrato in camera sua con l’intento di stuprarla e con il marito complice che, in tale circostanza, avrebbe agevolato l’azione delittuosa del fratello, percuotendo la coniuge al fine di farla sottomettere e procurandole nell’occasione lesioni per una prognosi di 15 giorni. Particolari questi che hanno spinto il magistrato inquirente, conclusa l’escussione, a chiedere la riqualificazione del capo d’accusa da tentata violenza sessuale a violenza sessuale consumata. Prossima udienza a fine febbraio.