Neonata morta dopo il parto, assoluzione per i sette imputati

La decisione del giudice: il fatto non costituisce reato

L'ospedale Carlo Poma di Mantova

MANTOVA Assolti perchè il fatto non costituisce reato: è quanto deciso ieri pomeriggio dal giudice Michele Stagno nei confronti di 7 medici dei reparti di ostetricia e ginecologia del Carlo Poma finiti alla sbarra in solido per il reato di omicidio colposo. Si tratta di Daniela Bonato, Alberta Gavioli, Giampaolo Grisolia, Alessandra Ollago, Solidea Palin, Tatiana Tessari e Filomena Veltri. Stando all’impianto accusatorio gli imputati avrebbero praticato un taglio cesareo con grave ritardo provocando, complice il distaccamento della placenta, la morte del neonato. I fatti a loro contestati risalivano al 7 settembre 2013. Secondo quanto ricostruito dagli accertamenti alle 9.23 del 3 settembre una ragazza nordafricana di Piubega, era stata indirizzata prima all’ospedale di Asola per la minaccia di un parto pre-termine – la gravidanza era alla 30ª settimana – e da lì trasferita poi a Mantova in seguito a complicazioni dovute al fatto che la donna era diabetica. Dal pomeriggio, e per due giorni poi, i tracciati cardiaci non sarebbero stati rassicuranti. Il 6 settembre venivano registrati i primi segni di sofferenza del feto ormai in carenza di ossigeno. I medici avrebbero quindi optato per il cesareo nella tarda serata del 7 settembre, secondo l’accusa con colpevole ritardo, per un intervento che sarebbe dovuto essere praticato già nella mattinata e che avrebbe provocato la morte del nascituro per una grave carenza di ossigeno. Un punto importante a favore delle difese era stato segnato lo scorso febbraio quando i periti dell’accusa avevano sostenuto che non vi sarebbe stata alcuna correlazione tra il diabete di cui soffriva la donna e il distacco della placenta, evento quest’ultimo ritenuto dunque di natura assolutamente imprevedibile.