Oltre il codice rosso: il 70% cerca di riabilitarsi. Il resto ci ricasca

18.08.2022., Umag - Kuca u Zakinji kraj Umaga gdje se jutros oko 5 ujutro dogodilo premlacivanje do smrti. Uhicen je tridesetogodisnjak iz Italije. Photo: Srecko Niketic/PIXSELL

MANTOVA Su 35 persone ammonite per casi di maltrattamenti in famiglia e stalking, sono state 24 quelle che hanno chiesto di essere messe in contatto con centri in cui viene applicato il protocollo Zeus. Si tratta di cifre parziali in quanto riferite a un periodo che va dal 12 ottobre 2020, data in cui il protocollo è divenuto attivo, al gennaio di quest’anno, quando la Polizia ha fatto un primo report che è stato inviato al ministero. Sono comunque cifre che offrono uno spaccato di quella che è la situazione mantovana riguardo ai casi di violenza domestiche, atti persecutori e oltre, argomento purtroppo sempre attuale, e ancor più in questi giorni alla luce di gravi fatti accaduti in questi ambiti, come il delitto di una 40enne di Medole di cui è accusato il suo fidanzato con cui era in vacanza in Croazia. Il 70% delle persone che vengono colpite dal provvedimento di ammonimento emesso dal questore intraprendono questo percorso riabilitativo, e secondo gli operatori nessuna di esse ha reiterare le condotte pregresse. Il rimanente 30% invece ha continuato a commettere i reati loro contestati. Il protocollo Zeus prevede varie forme di collaborazione con specifici percorsi trattamentali integrati a favore degli autori di reati in materia di atti persecutori, violenza domestica, violenza di genere e cyberbullismo, ai quali sia stata già applicata un decreto di ammonimento da parte del questore. Non è quindi direttamente legato ai casi da “codice rosso” ma piuttosto a episodi che seguono l’apertura di tale tipo di procedimento, ma non solo: questo protocollo può infatti riguardare anche altri ambiti, come quello del maltrattamento nei confronti di persone anziane o disabili. (gil)