Perseguitava la ex che non lo voleva più: a processo un 60enne

MANTOVA Aveva deciso di lasciarlo dopo una relazione durata 5-6 anni. Era finito il loro legame ma non l’affetto, ha raccontato la ex di L.B., un 60enne a processo per stalking e lesioni. Una vicenda che va inquadrata nelle dinamiche di una coppia, dalla quale affiorano non poche contraddizioni. La ex del 60enne, che si è costituita parte civile al processo con l’avvocato Benedetta Ballista, è stata sentita ieri in aula in qualità di testimone, è ha raccontato le varie vicissitudini vissute dopo la rottura del rapporto, che l’hanno poi portata a querelare il proprio ex. La fine della loro relazione risale al marzo 2021, ma stando a quanto dichiarato dalla persona offesa, una donna di 62 anni residente in città come lo stesso imputato, non si sarebbe trattato di una cosa immediata. Una volta realizzato dal 60enne di essere stato lasciato sarebbero iniziati gli atti persecutori. L’uomo avrebbe cominciato a mandare decine di messaggi e fare altrettante chiamate alla ex, che finiva per rispondergli «perché era l’unico modo per tenerlo calmo». Una calma momentanea, perché dopo pochi giorni le telefonate, i messaggi e anche i pedinamenti riprendevano. «Si presentava nei posti che frequentavo, costringendomi a cambiare le mie abitudini e anche a cambiare strada quando andavo al lavoro», ha spiegato ancora la donna, che ha poi citato alcuni episodi in cui le cose sono andate oltre gli insulti e le minacce. Tra quelli citati ieri una scenata in un ristorante di Boccadiganda dove la donna era andata a pranzo insieme al suo nuovo compagno il 26 dicembre 2021. Il 60enne avrebbe fatto irruzione insultando i due e prendendo a schiaffi e tirando la barba del rivale mentre gli urlava “ti ammazzo morto di fame”. Il 3 febbraio 2022 i due si erano dati appuntamento in un ristorante per chiarirsi ma l’incontro era ben presto degenerato. La donna era tornata a casa, il 60enne l’aveva seguita e quindi spinta facendola cadere, provocandole lesioni per 25 giorni di prognosi. Dal canto suo l’avvocato Giampiero Gola, difensore dell’imputato, ha citato una serie di messaggi inviati dalla persona offesa in netta contraddizione con la situazione di conflittualità descritta. La donna ha ribattuto che si tratta di frasi decontestualizzate, che «era finito il rapporto, non l’affetto». Il processo è stato rinviato al prossimo 6 giugno per sentire i testimoni della difesa. La discussione è prevista il 4 luglio seguente. (cad)