Quirinale, tra i parlamentari mantovani prevale la voglia di cambiamento

MANTOVA – Mantova La “guerra delle due rose” (rose di nomi, da destra e da sinistra) anche ieri non ha prodotto la votazione utile per eleggere il successore di Sergio Mattarella. La terna Moratti-Pera-Nordio avanzata dal centrodestra ha lasciato indifferente la parte opposta, compresi i pentastellati. E ancora oggi si attende una fumata nera, anche se quella odierna potrebbe essere la giornata buona per designare il 13° capo dello Stato.
In questo clima di melina politica i sei parlamentari mantovani guardano con attenzione forse più al metodo che al papabile neo-presidente, con l’eccezione di qualcuno che, espressamente o fra le righe, una preferenza personale la esprime.
Partriamo dal centrosinistra. Lavori in corso per i renziani di Italia Viva, che prima di oggi difficilmente azzarderanno un nome, e anche quindi per il deputato mantovano Matteo Colaninno, veterano delle presidenziali, essendo ormai alla sua terza votazione, dopo quelle di Napolitano e Mattarella. «Vedo comunque in Draghi una figura di riferimento irrinunciabile, o a Palazzo Chigi o al Quirinale. Certo è che quella del presidente della Repubblica è una figura importantissima per il nostro ordinamento, per il ruolo che svolge e per i poteri che ha, per la sua inamovibilità di mandato. Questa votazione, sottolineo, è una circostanza particolarissima, diversa anche per la carica emotiva che esprime, rispetto a tutto il resto della vita del Parlamento. Ne consegue che questo nostro impegno servirà a individuare una personalità in grado di rappresentare tutti nella sua terzietà, anche nello scenario internazionale, e non solo in quello nazionale».
Terza votazione anche per il pentastellato Alberto Zolezzi che vede nelle presidenziali l’occasione per uscire dagli impicci di uno scenario bellico, sia sul fronte internazionale che sanitario: «Sono giornate molto importanti, e serve pertanto individuare una figura altrettanto importante per funzioni e poteri, che avrà nelle mani il futuro di tutti per 7 anni. Ogni anno potrebbe esserci un rischio di una guerra, e vogliamo evitare che si ripetano le scelte scellerate di Napolitano e Berlusconi viste col conflitto in Libia. Vogliamo un presidente che affronti i temi dell’acqua, le scelte energetiche, e che dia fiducia al suo popolo senza dividerlo. L’attuale premier ha creato divisioni inutili, e per questo è importante che non sia lui. Conte sta lavorando molto bene e sono sicuro che farà il massimo nelle trattative. Ripartire dopo il covid è come ripartire dopo una guerra, e per questo paragono il futuro presidente a De Nicola. Quanto al nome… Penso più al metodo per individuare una figura dignitosa che ispiri legalità per far ripartire le imprese e ridare fiducia a tutti. Per questo mi fido degli incontri cui io non prendo parte. Ma fra le prime cose che chiederò, sarà di togliere super green pass».
Parlamentare dell’esecutivo, il quistellese di +Europa Bruno Tabacci, sottosegretario alla presidenza, un nome lo esprime: «La mia proposta era la conferma del presidente Mattarella, che avrebbe anche rafforzato Mario Draghi a palazzo Chigi. La gestione di questi ultimi giorni rischia di portare a perderli entrambi. Sarebbe l’esito peggiore per il nostro paese». Come dire “cheta non movere”.
Allineatissimo il fronte del centrodestra sui nomi usciti dal tavolo congiunto delle segreterie. «Il centrodestra non ha la maggioranza per eleggere il presidente con la maggioranza qualificata, e per questo abbiamo proposto tre personalità di area, ma non tesserate. Mi fa piacere l’apertura di Letta, a differenza di qualche giorno fa, a ragionare assieme per individuare una figura condivisa. Vedremo l’evoluzione nei prossimi giorni. La rosa dei tre nomi proposta oggi è senz’altro di alto profilo, ma solo dalla quarta votazione in poi ci sarà un po’ più di chiarezza», commenta il leghista Andrea Dara. Che aggiunge, sulle parole del leader Matteo Salvini: «Di certo vogliamo chiudere in fretta. Non diamo un no pregiudiziale a nessuno ma speriamo che anche gli altri si confrontino nel merito. Certo i nostri non sono candidati di bandiera, ma personalità di altissimo profilo».
Soddisfatta della quadratura interna di coalizione è Anna Lisa Baroni, deputata di Forza Italia, che premette: «Non spetta a me, parlamentare alla prima esperienza, esprimere nomi e preferenze. I dirigenti del mio partito sapranno certamente condurre le trattative per la migliore scelta, nell’interesse degli italiani e dell’Italia. Nella giornata odierna di seconda votazione per il presidente della Repubblica il centrodestra ha votato ancora una volta unitariamente scheda bianca. Sempre oggi nel corso di una conferenza stampa del centrodestra sono stati presentati tre nomi, personalità di peso della cultura ed esponenti delle istituzioni: Letizia Moratti Marcello Pera e Carlo Nordio: questa è la nostra proposta unitaria alle altre forze politiche, sulle quali si spera che ci sarà una convergenza. Certo – prosegue l’on. Baroni – dopo che Letta si è pronunciato negativamente sulla terna, pur ammettendo la legittimità dei tre nomi proposti, e chiedendo contestualmente un incontro alle forze politiche per domani, si attende la nostra reazione. L’elemento importante di oggi è che i partiti sono entrati in effetti nella vera trattativa. Attendiamo gli sviluppi di domani», conclude.
Più decisa nel censurare l’atteggiamento ostativo del segretario dem è la senatrice di Fratelli d’Italia Isabella Rauti: «Il centrodestra è stato compatto fin dall’inizio, prima sull’ipotesi di Silvio Berlusconi, e anche dopo il ritiro della sua stessa candidatura. Oggi siamo arrivati in modo unitario a individuare una rosa di nomi che rappresentano l’area culturale del centrodestra, ma deve essere chiaro fin da subito che non accetteremo veti, come quello di Letta. La sinistra non può continuare a opporsi in maniera strumentale a personalità autorevoli soltanto perché non sono espressione culturale della loro area. Questo è inaccettabile. Purtroppo – prosegue la senatrice – lo stallo in cui ci troviamo dimostra le debolezze e le contraddizioni di questa maggioranza di governo, ma è anche l’effetto di una legge elettorale sbagliata. Per questa ragione continuiamo a chiedere una riforma elettorale in senso maggioritario. L’Italia ha bisogno di certezze, e questo vale anche per la presidenza della Repubblica su cui bisogna fare presto. Ci sono le scadenze europee legate al Pnrr, la crisi pandemica e il dramma del rialzo dei costi energetici che stanno mettendo in ginocchio i cittadini. L’Italia non può rimanere bloccata e perdere altro tempo», conclude Rauti.