Ricatti web, ora tocca ai “pedofili”

MANTOVA “Pensi davvero che fosse una specie di scherzo o che puoi ignorarmi? Vedo cosa stai facendo, pedofilo. Smetti di fare shopping e xxxxxxxxx, il tuo tempo è quasi finito. Sì, so cosa stavi facendo sabato. Ti sto osservando…….. Se non finanzierai questo indirizzo bitcoin xxxxx con 5.000 euro entro xxxxx prossimo, contatterò i tuoi parenti e tutti i tuoi iscritti nell’elenco e mostrerò loro le tue registrazioni di pedofilia”. Sono una quindicina i mantovani che nelle ultime due settimane si sono rivolti alla Polizia Postale di Mantova per denunciare questo tentativo di estorsione via internet (in gergo:  sextortion). Si tratta di un vecchio trucco che fa leva sulla cattiva coscienza di qualche utente ma anche se non soprattutto sulla paura che qualcuno possa manipolare a proprio piacimento immagini dei diretti interessati decontestualizzandole e inserendole in video a carattere pedopornografico. Infatti la domanda più frequente che fanno agli agenti della postale i malcapitati ricattati è cosa devono fare e come devono comportarsi. «Non pagare assolutamente alcun riscatto – spiega l’ispettore superiore  Luca Zardi, comandante della polizia Postale di Mantova -. Come recitano le stesse istruzioni al riguardo sul sito della Polizia di Stato, “l’esperienza maturata con riguardo a precedenti fattispecie criminose dimostra che, persino quando il criminale dispone effettivamente di nostri dati informatici, pagare il riscatto determina quale unico effetto un accanimento nelle richieste estorsive, volte ad ottenere ulteriore denaro”». Zardi poi precisa anche che il criminale informatico, colui che spedisce questo spam, «non dispone, in realtà, di alcun filmato che ci ritrae in atteggiamenti intimi né, con tutta probabilità, delle password dei profili social da cui ricavare la lista di nostri amici o parenti».