Sfruttamento della manodopera clandestina, a giudizio due imprenditori cinesi

MANTOVA Il blitz era scattato contemporaneamente il 10 ottobre scorso in due distinti laboratori tessili a Marmirolo. I militari della locale stazione insieme ai colleghi di Goffredo e di Goito, in collaborazione con il Nucleo Ispettorato del Lavoro, gli Ispettori degli Uffici Inail e Inps e la Polizia Locale di Marmirolo, avevano fatto irruzione in un paio di capannoni dove complessivamente erano stati scoperti al lavoro, 13 operai, tutti di nazionalità cinese. Al controllo dei documenti, era risultato che 3 di questi erano irregolari e quindi, nessun permesso di soggiorno e naturalmente nessun contratto di lavoro. Nel primo laboratorio, gestito da X.B., 33enne, e dal socio Z.Y. 46enne, entrambi cinesi, i militari avevano trovato 7 operai di cui uno clandestino. Anche nella seconda attività, gestita da X.G., 49 anni, e W.M. 57 anni, erano stati scoperti altri 6 lavoratori, di cui 2 irregolari in Italia. Al termine della verifica, si era dunque proceduto all’arresto in flagranza di reato dei quattro titolari ritenuti responsabili, in concorso, di favoreggiamento e sfruttamento della manodopera clandestina, caporalato e lavoro nero. Entrambi i laboratori, compresi i macchinari e i capi di vestiario erano invece stati sequestrati. Ieri mattina, davanti al giudice Chiara Comunale, è proseguito il giudizio instaurato a carico dei primi due imprenditori orientali con le deposizioni dei carabinieri intervenuti nell’operazione. Terminate le escussioni di giornata il processo è stato quindi aggiornato al prossimo 13 marzo.