MANTOVA Il nuovo regolamento dell’arredo urbano di Mantova, redatto da Archiplan Studio, stabilisce ordine, simmetria e semplicità come linee guida per l’estetica cittadina. Da trent’anni Archiplan, guidato dagli architetti Stefano Gorni Silvestrini e Diego Cisi, ha sede in via Chiassi 71, nella “Casa Nuvolari” progettata dall’architetto e scultore Aldo Andreani. Lo studio intreccia passato e presente, trasformando ogni progetto in un dialogo con il committente e il contesto. «Mantova è una città stratificata – affermano – e noi valorizziamo questa stratificazione». Sono oltre un centinaio le pubblicazioni nazionali e internazionali che hanno “dato carta” al lavoro dello studio, e sono tanti i progetti pubblici e privati realizzati nel mantovano, come Piazza Castello e Piazza Ossario a Solferino, Piazza Cesare Battisti a Bondanello di Moglia, o il Percorso Paesaggistico Culturale a Borgo Virgilio.
Come descrivereste la vostra filosofia progettuale?
«Ogni progetto per noi è un atto politico, oltre che tecnico», spiegano Cisi e Gorni Silvestrini. «A Mantova, ogni strada racconta una storia e noi rispettiamo questa memoria, aggiungendo nuove stratificazioni che dialogano con il passato».
Cercate di svelare la vera essenza di uno spazio?
«Sì, ma non si tratta solo di estetica», sottolinea Gorni Silvestrini. «Per noi, la materia stessa comunica, anche nei contesti più minimali. Cerchiamo un equilibrio tra passato e presente, aggiungendo nuovi segni senza cancellare quelli esistenti».
Com’è nato e come si è sviluppato il vostro rapporto professionale?
«Siamo amici da una vita, dai tempi delle scuole superiori e dell’università a Venezia», racconta Cisi. «Abbiamo costruito un legame professionale profondo, fondato sulla fiducia. Stefano è la persona che frequento di più, e siamo sempre “a cinque metri l’uno dall’altro”». «I progetti importanti li sviluppiamo insieme», conclude Gorni Silvestrini, «confrontandoci sui minimi dettagli. Lavorare insieme è naturale».
Siete noti per mantenere l’equilibrio tra innovazione e rispetto del contesto. Come riuscite a farlo?
«È un lavoro di sottrazione e ordine», spiegano. «Anche nei progetti complessi, puntiamo a un’eleganza mai esuberante. Ogni intervento richiede uno studio attento, rispettando sempre le relazioni tra materiali, struttura e contesto».
Trovate più stimolanti i progetti pubblici o privati?
«Non c’è differenza, dipende dal committente. Quando c’è comprensione reciproca, nasce un dialogo stimolante. I progetti urbani con vincoli complessi sono sfide preziose per migliorarsi, trovando nuove soluzioni».
Si percepisce una cura quasi maniacale nei vostri progetti. Qual è stato l’approccio per Piazza Leon Battista Alberti?
«Abbiamo curato ogni dettaglio per rispettare l’anima della piazza», raccontano. «Abbiamo selezionato diverse finiture di pietra, studiando ogni elemento. Per noi era fondamentale che ogni particolare dialogasse con la storia del luogo».
Quando parliamo di bellezza architettonica, spesso ci riferiamo a qualcosa di più profondo dell’estetica. Cosa rappresenta per voi?
«La bellezza è un’esperienza che va oltre l’estetica», afferma Cisi. «È quel momento in cui ci si ferma, colpiti dall’armonia, dalla bontà di un luogo. Invita a riflettere, diventa un momento di pausa che coinvolge chi la vive».
Piazza Cavallotti è uno dei vostri ultimi interventi a Mantova. Quali sono gli elementi principali di questo progetto?
«L’obiettivo è stato valorizzare Corso Umberto I, ampliando lo spazio pedonale e creando un legame simbolico con il Teatro Sociale», spiega Cisi. «Volevamo una piazza che, rispettando le geometrie storiche, offrisse un equilibrio tra funzione e armonia visiva, un ambiente che fosse accogliente per tutti».
Qual è il progetto a cui siete più legati?
«Impossibile scegliere», sorride Gorni Silvestrini. «Ma Piazza Leon Battista Alberti ha un valore speciale per la sua connessione con il cuore di Mantova. Anche la mostra dedicata a Pisanello è stata un’esperienza memorabile. E il restauro del campanile di Sant’Andrea è importante: sarà pronto per il Giubileo, ridonando alla città un simbolo spirituale e storico».