Sventata la truffa della criptovaluta

Mantova I finanzieri del Nucleo Speciale Antitrust hanno sequestrato 93 pagine social e 7 siti web sui quali venivano offerte cripto-valute chiamate “Onecoin” con la promessa di guadagni milionari: cinque persone, residenti nelle province di Trento, Padova e Viterbo, sono state denunciate per truffa e una di loro, in concorso con altre due residenti nelle province di Verona e Mantova, per impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita. Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Roma, hanno permesso di accertare una truffa organizzata da sei promotori italiani, alcuni dei quali tuttora attivi nel Nord-Est, che avevano coinvolto anche il legale rappresentante di una società romana di formazione aziendale. I truffatori proponevano sul web, sui social o col più tradizionale passaparola, una serie di corsi formativi in materia finanziaria ai quali erano abbinati dei pacchetti di “moneta elettronica”, o meglio “criptovaluta”, che gli acquirenti pagavano a partire da 1000 euro. I corsi formativi servivano per istruire gli acquirenti sul meccanismo di proposta della “criptovaluta Onecoin” e, affermano gli investigatori, per indurre gli acquirenti a reclutare altre ignare vittime da truffare; a questi venivano promessi guadagni che sarebbero potuti arrivare fino a 35mila euro settimanali. Il meccanismo di frode faceva capo alla società italiana e ad altre due società estere, cui facevano riferimento i promoters italiani. Tre di essi sono stati fermati dai finanzieri all’aeroporto di Orio al Serio e trovati con oltre 117 mila euro, frutto della vendita di pacchetti formativi e “moneta OneCoin”. Le indagini – svolte parallelamente al procedimento dell’Autorita’ Garante della Concorrenza e del Mercato, che ha gia’ dichiarato scorretta la pratica commerciale ed ha irrogato complessivamente sanzioni amministrative per 2.595.000 euro – hanno consentito di accertare l’inattendibilità delle promesse dei cospicui guadagni futuri fatte dai truffatori. “Infatti – afferma la Gdf – dalle analisi forensi è emerso che mancavano del tutto le strutture fisiche e gli algoritmi di calcolo che servono per governare le complesse procedure crittografiche per la produzione delle monete elettroniche”. Fondamentale, per la riuscita dell’operazione, e’ stato “il costante coordinamento tra il Nucleo Speciale Antitrust, la componente territoriale della Guardia di Finanza e le autorità giudiziarie di riferimento, che ha consentito di evidenziare l’attualità e la pericolosità della truffa individuata e interrotta”.