Trovato morto giovane escursionista di Pegognaga

Le ricerche notturne del soccorso alpino

PEGOGNAGA Precipita per circa dieci metri fino sul greto di un torrente e viene trovato dal soccorso alpino di Verona solamente a notte fonda. Perde così la vita il 27enne ex arbitro  Gabriele Puccia. Il ritrovamento verso le 3 di ieri mattina, dopo che il giovane era partito per un’escursione nella mattinata di venerdì.
Il giovane, secondo quanto ricostruito dal personale del soccorso alpino, potrebbe aver messo il piede in fallo e, da lì, essere precipitato nel dirupo. La zona nella quale il giovane si trovava infatti non è semplice da percorrere, ricca di sentieri scoscesi e di percorsi tracciati da animali quali cinghiali e simili.
Non solo. Nel pomeriggio di venerdì, prima della tragedia, il giovane aveva caricato sul proprio profilo facebook un video nel quale in poche parole spiegava di essersi perso e che, ora, suona come un tragico ed agghiacciante segno premonitore. Nelle battute finali del video, infatti, il giovane chiedeva scusa alle persone nei confronti delle quali potesse aver commesso sbagli, dopo aver pronunciato le parole “se tutto dovesse andare male”. Parole che dunque, ora, suonano sinistre e premonitrici.
Il giovane da qualche giorno era in vacanza da solo in casa di amici a Sirmione, sul lago di Garda. Nella mattinata di venerdì la partenza per l’escursione. Meta, la Valsorda e una lunga escursione che prevede anche il passaggio su di un ponte tibetano. Durante la camminata il giovane manda alla sorella, tramite WhatsApp, alcune fotografie dei sentieri lungo i quali sta camminando. La giornata sembra svolgersi per il meglio. Ma ad un certo punto i contatti tra il 27enne e la sorella si interrompono.
Sono circa le 22 di venerdì quando la sorella, non avendo più notizie, da casa lancia l’allarme. Il soccorso alpino di Verona, in collaborazione con i carabinieri, si mette subito in moto. L’auto del giovane dopo poco viene trovata nei pressi di Malga Biancari, nel territorio comunale di Marano di Valpolicella. Da lì partono dieci uomini del soccorso alpino: alcuni perlustrano la zona a monte, altri invece a valle della malga.
La perlustrazione prosegue fino a tarda notte. Fino a quando i soccorritori scoprono la tragica realtà: sono le 2.45 della notte quando il corpo del ragazzo, ormai senza vita, viene avvistato sul greto del Rio Mondrago, il torrente che scorre sul fondo della Valsorda. Un’ora dopo arriva anche il medico del soccorso alpino che altro non può fare se non constatare il decesso dell’ex arbitro. La salma del ragazzo, sulla barella, a spalla viene portata fino al ponte tibetano e poi da lì, una volta giunta l’alba, portata con l’elicottero dei vigili del fuoco di Trento alle camere mortuarie dell’ospedale Borgo Roma di Verona dove si trova tutt’ora.
Possibile che, durante l’escursione, il giovane abbia messo un piede in fallo. Come spiegato dal responsabile del soccorso alpino di Verona  Roberto Morandi, infatti, la zona nella quale si trovava il giovane è piuttosto impervia e non semplice da affrontare, ricca di sentieri scoscesi alcuni dei quali, tra l’altro, creati dal passaggio dei cinghiali. Il giovane, forse anche nella semioscurità, potrebbe aver imboccato proprio uno di quei sentieri per poi precipitare tragicamente fino sul fondo della valle dove si stava muovendo.

Giovanni Bernardi