MANTOVA Quattro istanze di patteggiamento, due richieste di riunione del procedimento con altro giudizio a questo connesso, nonché altrettante conferme di rito ordinario. Questo quanto definito ieri al termine dell’udienza filtro del processo instaurato a carico di Piervittorio Belfanti, unitamente ad altri sette imputati. Nello specifico si tratta di un filone collaterale, stavolta circa la sola fattispecie di reato di truffa, a quello principale per associazione a delinquere scaturito dall’operazione Formula e relativa alle auto d’importazione tedesca vendute con contachilometri manomessi al solo fine di evadere l’Iva. In particolare ad avanzare proposta di applicazione della pena in accordo tra le parti proprio anche l’ex imprenditore mantovano, dallo scorso marzo detenuto per un cumulo di pene precedenti divenute definitive; stessa scelta processuale anche per i coimputati Gaetano De Rosa, 44 anni di Reggio Emilia, Gianni Dondi, 59enne di Mantova e Luigino Fontana, 73enne anch’egli residente nel capoluogo virgiliano. In questo caso la lettura del dispositivo a loro carico è stata fissata, davanti al giudice Raffaella Bizzarro, al prossimo 17 ottobre. Per i mantovani Lorenzo Gaspari, 32 anni, e Marcello Vecchiolini 33 anni, la strategia difensiva è invece constata nella richiesta di stralcio delle relative posizioni con contestuale riunione nell’altro procedimento connesso per associazione a delinquere finalizzata alla truffa. Infine per Fabio Milani e Salah Eddine M’Hamdi, l’istruttoria dibattimentale innanzi al tribunale in composizione monocratica si aprirà il prossimo 12 ottobre. L’inchiesta aveva portato nel giugno 2017 ad indagare 17 persone, di cui 11 sottoposte a misura cautelare. Uno scenario quello ipotizzato dagli inquirenti che portava fuori dai confini nazionali mentre in Italia il meccanismo ruotava principalmente attorno all’ufficio mantovano della Gold Car di via Spalti a Cittadella. L’organizzazione, stando all’ipotesi accusatoria, importava auto di seconda mano dalla Germania tramite società create appositamente per evadere l’Iva. Le vetture poi venivano rivendute con chilometraggi palesemente alterati al fine di aumentare il guadagno dalla loro vendita.