Adriana Lecouvreur torna in scena al Teatro Regio di Parma dopo 42 anni di assenza

PARMA Adriana Lecouvreur, opera in quattro atti di Francesco Cilea, su libretto di Arturo Colautti, torna in scena al Teatro Regio di Parma dopo 42 anni di assenza, venerdì 24 marzo 2023 ore 20.00 (recite domenica 26 marzo, ore 20.00, venerdì 31 marzo ore 20.00, domenica 2 aprile ore 15.30), per la Stagione Lirica 2023. L’allestimento, realizzato in coproduzione con Teatro Comunale di Modena e Teatro Municipale di Piacenza, vede la regia di Italo Nunziata, le scene di Emanuele Sinisi, i costumi di Artemio Cabassi, le luci di Fiammetta Baldiserri. Francesco Ivan Ciampa dirige l’Orchestra dell’Emilia-Romagna Arturo Toscanini e il Coro del Teatro Regio di Parma, preparato da Martino Faggiani. Nel cast Maria Teresa Leva (Adriana Lecouvreur), Riccardo Massi (Maurizio), Adriano Gramigni (Principe di Bouillon), Saverio Pugliese (L’abate di Chazeuil, per la prima volta al Teatro Regio), Claudio Sgura (Michonnet), Stefano Consolini (Poisson), Steponas Zonys (Quinault, per la prima volta al Teatro Regio), Sonia Ganassi (al debutto nel ruolo della Principessa di Bouillon), Vittoriana De Amicis (Mademoiselle Jouvenot), Carlotta Vichi (Mademoiselle Dangeville).

Ispirata alla storica figura dell’attrice francese Adrienne Lecouvreur, da cui Eugène Scribe ed Ernest-Wilfrid Legouvé trassero l’omonimo dramma del 1849, l’opera vide la luce tra il 1899 e il 1902 e debuttò con grande successo nel novembre 1902, al Teatro Lirico di Milano, con la direzione dal parmigiano Cleofonte Campanini, e con Angelica Pandolfini ed Enrico Caruso nei ruoli dei protagonisti. Fu lo stesso Cilea a scegliere il soggetto dell’opera: “la varietà di azione – scriveva il compositore – che poteva offrirmi situazioni nuove ed eleganti, la fusione della commedia e del dramma nella cornice dell’ambiente settecentesco (che conoscevo bene), il passionale amore della protagonista, toccarono il mio cuore e accesero la mia fantasia”.

Il parallelo tra vita reale e vita artistica è il cuore della vicenda di Adriana, che questo allestimento sceglie di spostare dall’originaria ambientazione settecentesca agli anni ’50 del ‘900: tra eventi mondani, riviste patinate e atmosfere glamour, i personaggi si muovono in un mondo fatto di apparenze, ossessioni e gelosie, dove i confini tra regole del teatro e regole sociali, palcoscenico e vita reale, diventano sempre più labili fino a confondersi. “Adriana vive nel mondo del teatro, ne è la regina incontrastata – spiega il regista Italo Nunziata. Come tutti gli attori, o buona parte di loro, vive solo per quelle poche ore in scena, in un microcosmo sociale di cui conosce perfettamente le regole di comportamento e di gioco. Abbandonato questo grembo protettivo, si ritrova in un mondo che non segue la sceneggiatura prevista e su quel palcoscenico della vita ci sono attori molto più bravi e preparati di lei a saper giocare i propri ruoli”. Ne deriva uno straniamento che, prosegue Nunziata, trova espressione visivamente in uno spazio scenico unitario: “una sorta di stanza/palcoscenico, tagliata diagonalmente dall’immagine di un grande sipario strappato, come un diaframma lacerato che permette il passaggio dal palcoscenico del teatro al palcoscenico della vita senza soluzione di continuità”.