“Alis”, e come per magia la Grana Padano Arena diventa il Paese delle Meraviglie

MANTOVA Riscoprire il senso della meraviglia, percepirne il sapore ed il profumo, toccare con mano un’emozione: ecco “Alis”. Due ore di pura magia, vissute in un piacevole tepore, cosa, purtroppo, che non è accaduta alla prima data di venerdì, come è stato ricordato durante lo show; diciamo che chi è andato alla replica di sabato, è stato più fortunato. Ma dicevamo delle due ore di pura magia. La compagnia Le Cirque, melting pot di culture ed abilità, arrivava a Mantova con alle spalle centinaia di repliche condite di altrettanti successi; ma in riva al Mincio era la prima volta e, si sa, il pubblico virgiliano è di quelli di bocca buona, di quelli che si aspetta il meglio. Aspettative più che abbondantemente ripagate, se non addirittura superate, da uno show mozzafiato. La storia della Alice di Lewis Carroll è solo un filo rosso che conduce tutti i presenti nella tana del Bianconiglio, con la Grana Padano Arena che si trasforma nel Paese delle Meraviglie. Un paese dove la normale meccanica del corpo umano viene messa in discussione da contorsionisti e acrobati dell’Est del mondo, alcuni dei quali decidono di sovvertire, anche solo per un istante, le leggi della fisica. Un paese dove una pesante struttura fatta di foglie di palma essiccate si regge sull’equilibrio dato da una piuma ed è vietato applaudire, perché un movimento d’aria farebbe crollare il tutto (questa, senza dubbio, è stata il più emozionante dei numeri, con una immensa Miyoko Shida Rigolo). E se questo non fosse abbastanza, nel Paese delle Meraviglie di “Alis” il pubblico ha ritrovato il piacere della risata spontanea e genuina con l’ottimo Pippo Crotti ad inseguire un fascio di luce e con il gran cerimoniere Onofrio Colucci, addirittura domatore di palloncini. Il racconto potrebbe anche terminare qui, ma le emozioni sono state talmente tante che sarebbe ingiusto dare loro spazio: il fiato sospeso per le evoluzioni in aria di Dmitri Grigorov e Anastasiia Vashchenko, per “Hand to hand” di Yves Decoste e Valentyna Sidenko, per Andrea Cerrato, quasi un uomo vitruviano nella ruota Cyr. È stata poi un’impresa tenere il conto di quante palline faceva roteare in aria simultaneamente, con autentica grazia felina, la bravissima Maria Choodu. Il potere dei sogni, di vedere l’impossibile con i propri occhi, superando la barriera tra realtà e fantasia: questo è stato “Alis”. Uscendo, è stato come scegliere la pillola azzurra di Matrix e tornare alla vita di tutti i giorni, conservando, però, il ricordo di aver passato, almeno una volta nella vita, un paio d’ore nel Paese delle Meraviglie.
Federico Bonati