L’eclettismo di Filippo Lui, dalle note alle immagini

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Mantova Artista a 360 gradi ma principalmente musicista: Filippo Lui non è nuovo nel panorama nazionale per le sue combinazioni armoniche che spaziano dal classico alle atmosfere elettroniche e al rock. Ma dirlo musicista in senso stretto sarebbe limitativo, vista la vasta gamma di attività che ricopre nella sua accademia musicale “Crystal music” di Mantova. Una fucina di sublimazioni artistiche che da ultimo si è estesa anche alle arti figurative (fra gli artisti presenti nella sua Galleria anche Gorni, Marchini, Cicero e altri). Ma è soprattutto nel connubio musica-immagine che si orientano i suoi ultimi esiti produttivi. Filippo Lui sta esplorando i confini della cinematografia, cui da anni presta il proprio estro in colonne sonore. Con lui hanno lavorato registi come Giuseppe Aquino, Davide Cincis (collaboratore di Tornatore), e Claudio Donati per non dirne che alcuni. Carta d’identità che lo ha collocato a buon diritto anche in giurie di importanti festival internazionali, a partire dal Festival Apoxiomeno di Ipaaf. Concerti? Quelli non si contano, ponendo in cuspide del suo curriculum quelli alla Fenice di Venezia e al Politeama di Palermo.
Stop alle rassegne. Ora veniamo al presente, dove Filippo sta imbastendo un ambizioso progetto in sinergia con l’attrice Lavinia Desideri e il regista Claudio Donati. «Una fiaba “fantasy” che trae spunto dai principali titoli cinematografici degli anni ’80, nei quali la musica, nel connubio tra armonia classica e suggestioni elettroniche, occupava un ruolo non comprimario, ma addirittura forniva la marca di identità del genere», spiega il maestro mantovano.
Non un progetto limitato comunque al fattore contingente, se si considera che le stesse musiche composte per questa avventura filmica sono state elette per corredare artisticamente alcune esibizioni delle Frecce Tricolori, fiore all’occhiello dell’aeronautica militare italiana.
Qual è la “ricetta” di tanto riscontro? «Non toccherebbe a me dirlo – prosegue Lui –, ma credo che nell’evoluzione della sensibilità contemporanea riguardo al sistema delle arti nel suo complesso, si possa parlare di una affascinante fase di recupero del patrimonio armonico tradizionale, cui alla sperimentazione si affida solo la cultura del suono, non più quella della composizione. Mi spiego meglio. Sino a qualche decennio fa, abbiamo conosciuto grandi maestri che tuttavia trovavano nell’esperienza sperimentale del suono il proprio punto d’arrivo. A me invece il suono, quello solido degli anni ’80, chiamiamolo analogico per intenderci, serve per costruire l’allestimento dell’impianto musicale. Ciò che si può fare con un Moog assieme a un quartetto d’archi e a un pianoforte classico è ancora oggi una miniera non esaurita e, credo, non esauribile».
Il riverbero di questa ultima sfida artistica (visitata fra gli altri da Cristiana Prada e Fabrizio Ferrari) lascia traccia anche nella rassegna alla Crystal “Riflessi di ancestrale ritorno”, mostra personale di Lorenzo Fantastichini, attore del film in corso d’opera, reduce da un ruolo di protagonista nell’ultima pellicola di Virzì, ma anche esponente di un originale movimento figurativo ossimorico detto “Futurismo primitivo”.