Una pagina oscura di omofobia

MANTOVA  “Il delitto di Giarre, 1980: un caso insoluto e le battaglie del movimento Lgbt+ in Italia” è il titolo del libro presentato all’Arci Virgilio. L’opera letteraria, scritta da Francesco Lepore, indaga e affronta dal punto di vista politico e sociale il doppio omicidio dell’allora venticinquenne Giorgio Agatino Giammona e del quindicenne Antonio Galatola, detto Toni.
«Quello che è certo è che Giorgio e Toni sono morti a causa del pregiudizio di un’intera comunità nei loro riguardi. La vicenda scosse fortemente l’opinione pubblica, che fu portata per la prima volta a riconoscere l’esistenza dell’effettiva discriminazione verso le persone omosessuali – spiega lo scrittore e giornalista Francesco Lepore – e come diretta conseguenza nacque il “Fuori!” di Catania».
In seguito, il 9 dicembre 1980, a poco più di un mese dal ritrovamento dei corpi dei due ragazzi, fu costituito a Palermo su organizzazione di don Marco Bisceglia il primo nucleo di Arcigay, la più importante associazione Lgbt+ italiana».
«Secondo la coordinatrice provinciale Sinistra italiana di Mantova Angelica Paroli, intervenuta durante la presentazione, il problema dell’omofobia è di natura principalmente politica, in quanto non esiste una legislazione specifica che punisca quel tipo di discriminazione. Questa è una problematica che riguarda l’intera società e non una ristretta comunità.
Dello stesso avviso anche Luca Trentini, segretario di Sinistra italiana di Brescia, il quale ha evidenziato le responsabilità sia della destra sia della sinistra politica: «L’arrivo di questo governo di centrodestra sembra stia riuscendo a fare traballare anche i pochi diritti finora acquisiti dalle persone maggiormente discriminate. Purtroppo, vediamo ancora numerosissimi casi di discriminazione e forme di violenza verso i transessuali e gli omosessuali, che nel 2023 dovrebbero quantomeno allarmare. Siamo arrivati a questo livello a causa della destra politica, la quale è riuscita sdoganare le libertà individuali civili e femminili e la radice è sempre la stessa: il patriarcato maschilista. E anche la sinistra ha responsabilità, in quanto non ha mai insistito davvero e lottato a sufficienza per progredire».
Marcello Feroldi