Quando anche il Festival di Sanremo parlava mantovano

MANTOVA – Si avvicina a passi veloci la nuova edizione del Festival di Sanremo; un evento che nel bene e nel male va ben oltre il mero aspetto musicale e artistico.
Una passerella, che ha segnato sin dal secolo scorso, in modo indelebile l’evoluzione sonora di molte generazioni.
Riavvolgendo il nastro della memoria legata a questa manifestazione s’incontrano a più riprese momenti di mantovanità che questa vetrina ha saputo esprimere.
Una mantovanità testimoniata sia da chi è salito sul palco sia da chi ha lavorato dietro le quinte.
Nel 1985, ad esempio, ai tempi dell’organizzazione curata dal patron Aragazzini in questo tempio della musica è arrivato anche il presentatore per eccellenza mantovano, Mino Rizzotti
Grazie alle brillanti performance proposte in occasione delle serate dedicale alle selezioni dei giovani interpreti da portare a Sanremo, selezioni avvenute al Teatro Sociale di Mantova, a Dossobuono (Vr) e a Castel d’Azzano (Vr), nell’ambito del progetto “Passaporto per Sanremo”, oggi conosciuto come “Sanremo Giovani”, a lui è stato affidato il ruolo di conduttore delle tre serate finali.
Serate vissute più o meno un mese prima dell’edizione condotta da Pippo Baudo con ospiti i Duran Duran proprio sul palco dell’Ariston.
Mino Rizzotti ha dimostrato con i fatti di avere le carte in regola per meritare un riconoscimento di questo rilievo, non a caso nel tempo ha ottenuto numerosi premi sino a giungere all’ambito e prestigioso Microfono d’Oro.
La sua bravura, la sua professionalità ed il suo stile gli hanno permesso di ritagliarsi un ruolo da protagonista all’interno della manifestazione.
Con lui sul palco in quella occasione vi furono anche artisti come Gianni Nazzaro, Aura d’Angelo, I Gufi e i Pandemonium.
“Ogni volta che si torna a parlare di Sanremo – afferma il talent scout mantovano, Mino Rizzotti – riaffiorano in me le emozioni forti che ho vissuto stando proprio sul palco dell’Ariston. Un’esperienza che considero unica e che mi ha permesso di crescere professionalmente. Il festival è una vetrina straordinaria dove non solo la musica è protagonista”.
Paolo Biondo