ALTO MANTOVANO Condanna a dodici anni di reclusione, così come proposto in requisitoria dal pubblico ministero Silvia Bertuzzi, oltre alle misure accessorie della perdita della potestà genitoriale, dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici, del divieto di avvicinamento per un anno a tutti i luoghi frequentati da minori oltre a una provvisionale di 10mila euro in favore della persona offesa. Questo quanto disposto ieri dal collegio dei giudici di via Poma nei confronti di un 51enne residente nell’Alto Mantovano, a suo tempo finito sotto accusa per l’ipotesi di violenza sessuale su minore. Una vicenda afferente nello specifico il quinquennio 2013-2017, periodo in cui l’uomo, secondo il quadro inquirente, avrebbe abitualmente approfittato del figlioletto, all’epoca tra i sei e dieci anni d’età.
Una vicenda delicata approdata quindi in sede processuale a fronte della denuncia presentata nel 2019 dalla madre della vittima. Ed era stata proprio quest’ultima, in avvio d’istruttoria, a rievocare in aula i molteplici episodi afferiti all’ormai ex marito. In particolare la donna – costituitasi parte civile unitamente al figlio con l’avvocato Valentina Starinieri – aveva raccontato come e quando si fosse instillato in lei il sospetto che qualcosa non andasse, stante l’improvvisa scoperta di frequenti arrossamenti nelle parti intime del figlio. Messasi così a monitorare i comportamenti dell’allora coniuge era arrivata a ricondurre quegli ipotetici segni di violenza a plurime attenzioni morbose del compagno nei confronti del bimbo. «Una volta, mentre eravamo in vacanza – aveva dichiarato la teste – li avevo scoperti in bagno intenti in quel momento, secondo quanto ho potuto intuire dalla loro conversazione, a praticarsi vicendevolmente sesso orale. In un altra circostanza invece, mentre entrambi erano seduti sul divano a guardare la televisione, avevo sorpreso mio marito con le mani infilate negli slip di nostro figlio». Contestazioni già respinte dall’accusato in sede di proprio esame secondo il quale, di contro, si sarebbe invece trattato di una mera vendetta della ex consorte ai suoi danni. Già annunciato ricorso in appello da parte dei difensori dell’impuato, gli avvocati Maurizio Peverada e Carlo Pegoraro.








































